Nell’analisi degli scenari e dei rischi che possono impattare sui mercati finanziari, la geopolitica si è ritagliata negli ultimi anni un ruolo di primo piano.
Definita dallo svedese Rudolf Kjellén come “il complesso di problemi politici che traggono origine da fatti d’ordine territoriale”1, la geopolitica analizza conflitti di potere in spazi determinati. Non è una scienza, con leggi proprie e facoltà predittive, ma permette di evidenziare casi specifici attraverso competenze e discipline diverse (storia, geografia, antropologia, economia).
Come rilevato dagli esperti di BlackRock2, che redige periodicamente il Geopolitica Risk Dashboard3, ci sono rischi specifici che vale la pena tenere sotto osservazione: potrebbero arrivare fiammate in grado di cogliere di sorpresa gli investitori che abbassano la guardia.
Tra questi rischi da monitorare, rientrano certamente alcuni grandi temi attorno a cui ruoterà la politica internazionale nel prossimo futuro: ad esempio, le tensioni in Medio Oriente, che da sempre rappresentano uno dei focus delle analisi geopolitiche, e le relazioni tra Stati Uniti e Cina, che possono condizionare pesantemente economia e finanza – basti pensare a come la guerra dei dazi ha influenzato i mercati negli scorsi anni.
Tuttavia, la pandemia ha aperto anche ulteriori fronti che non possono essere sottovalutati nell’analisi del rischio geopolitico per il settore finanziario.
Geopolitica, le criticità dopo Covid
La pandemia ha già trasformato profondamente molte dinamiche sociali, economiche e politiche, tanto che accanto alle tradizionali chiavi di lettura usate per leggere la realtà, sarà necessario aggiungerne di nuove.
Per quanto riguarda il rischio geopolitico, possiamo evidenziare almeno tre aspetti emersi con forza proprio per effetto della pandemia.
1. Il rischio sociale come potenziale innesco di nuove crisi
La pandemia da Covid-19 – definita non a caso “sindemia” – ha colpito con intensità maggiore le fasce di popolazione più fragili, che avevano meno accessibilità alle cure e/o minori tutele sul fronte occupazionale; si pensi, ad esempio, agli effetti sul mercato del lavoro per la popolazione femminile.
Molti Paesi hanno fatto “un passo indietro” nel livello di benessere generale, e ci si avvia verso una nuova normalità fatta di società sempre più divise, che non creano un contesto favorevole alla ripresa economica. Senza politiche nazionali di lungo periodo ed investimenti per ricomporre la coesione sociale, all’interno dei Paesi si potrebbero registrare crescenti disuguaglianze sociali, che possono facilmente portare a disordini civili o fare da detonatore a tensioni preesistenti. In questo modo, aumenta il rischio di conflitti a livello globale.
Lo evidenzia già la sedicesima edizione del Global Risks Report 20214 del World Economic Forum, realizzata col supporto di Marsh McLennan. Tra i primi 10 rischi citati, infatti, ben 4 voci afferiscono alla categoria dei rischi sociali: la crisi dei mezzi di sostentamento individuali, la disillusione giovanile, l’erosione della coesione sociale, la disuguaglianza digitale.
Il tema è trasversale a tutte le latitudini, Europa e America comprese. La mappa del WEF sottolinea, infatti, che in questi contesti le politiche di restrizione adottate per contenere la pandemia hanno avuto pesanti conseguenze sull’economia, aumentando la frammentazione all’interno della società. In Europa, in particolare, l’impatto sociale della crisi economica si può trasformare nell’esasperazione di chi non trova strumenti adeguati e soluzioni per ripartire: una situazione che, in un orizzonte di 5-10 anni, potrebbe portare a un indebolimento della stabilità geopolitica.
2. La crescita dell’inflazione
L’emergenza Covid ha evidenziato come la fitta rete di scambi commerciali e la logistica possano diventare un elemento chiave da considerare nelle analisi del rischio geopolitico, per l’impatto che possono avere sulla crescita dell’inflazione.
Soprattutto nella prima fase della pandemia, il mondo è apparso come un unico, grande mercato, in cui la produzione è concentrata in alcune aree geografiche, in particolare Cina e Sud Est Asiatico, col risultato che la chiusura degli scambi commerciali per contenere la diffusione della pandemia ha creato problemi di forniture per le aziende in tutto il mondo, di cui ancora si sentono gli effetti.
Con la riapertura, si sta verificando quello che gli economisti definiscono “ripartenza a V”: dopo mesi di fermo, in sostanza, tutto riparte simultaneamente ed in tempi brevissimi, con i produttori che richiedono materie prime in tempi rapidi, ma non riescono ad accedervi5 perché la stessa produzione delle materie prime deve rimettersi in moto.
L’effetto a catena è inevitabile: i prezzi aumentano, l’inflazione sale e le banche centrali si avviano a ritoccare all’insù i tassi di interesse, con riflessi inevitabili per economia e finanza.
Da gennaio ad agosto, ben 22 banche centrali di Paesi emergenti hanno alzato i tassi di interesse. Ora si attendono le decisioni di FED e BCE che si trovano di fronte ad un dilemma: l’aumento dei prezzi è strutturale o temporaneo?
Se nei Paesi emergenti la crescita dell’inflazione è strutturale e le banche centrali possono usare lo strumento del tasso di interesse per intervenire in modo efficace, in Europa e negli Stati Uniti le Banche Centrali sono in una fase di attesa, per poter dare la corretta interpretazione all’aumento dei prezzi, che potrebbe essere strutturale oppure temporaneo, perché legato alle strozzature dal lato dell’offerta (trasporti, manodopera, costi delle materie prime). Una differenza non di poco conto per chi deve decidere se aumentare i tassi di interesse. Come rileva un’analisi del Sole 24 Ore6, “una restrizione monetaria può evitare che l’aumento dei prezzi venga incorporato nelle aspettative, consolidandosi; allo stesso tempo, però, può far crescere il rischio di una ricaduta dell’economia in una situazione di stagnazione”.
3. Verso una geopolitica cyber?
La pandemia ha accelerato la corsa alla digitalizzazione ed all’interconnessione tramite il web. Non solo le aziende, ma anche gli Stati stanno andando verso una progressiva digitalizzazione dei servizi e della raccolta dati, da quelli anagrafici a quelli sanitari.
In un mondo in cui tutto passa dalla rete, i confini vengono meno e lo spazio in cui si gioca un possibile conflitto diventa l’intero pianeta. Da qualunque luogo, infatti, possono partire attacchi cyber diretti verso ogni angolo del globo, con effetti potenzialmente devastanti sulla società e sull’economia reale, soprattutto se ad essere colpiti sono sistemi vitali per uno Stato.
C’è già un precedente: nel 2007 l’Estonia si trovò fuori servizio perché, con un attacco informatico partito da Mosca e rivolto a tutti i principali siti internet del Paese, venne “spento” il suo sistema vitale7. I recenti attacchi, sempre più frequenti, ad istituzioni governative, fanno ritenere che i cyber-criminali stiano sempre più alzando l’asticella del conflitto. Durante la pandemia, sono aumentati ad esempio gli attacchi verso le strutture sanitarie. Ora, invece, l’attenzione si sta spostando verso le fonti di produzione energetica8.
Un’analisi del rischio geopolitico non può non considerare, dunque, il grado di digitalizzazione di un Paese e la sua vulnerabilità, che può essere legata sia a carenze nella difesa del sistema stesso sia a potenziali nemici che hanno interesse a destabilizzarlo.
Mercati finanziari: come leggere la nuova geopolitica
Se è vero che la geopolitica analizza le problematiche che si sviluppano all’interno di un territorio, è altrettanto vero che la pandemia pone un importante interrogativo: cos’è oggi quell’ordine territoriale di cui parlava Kjellén?
L’emergenza Covid ha fatto emergere in modo chiaro che, in un mondo globalizzato, il concetto di “confine” è relativo: una questione sanitaria nata all’interno di un mercato di una città cinese è diventata una pandemia globale.
In tale contesto, le variabili da considerare sono potenzialmente infinite. Come devono orientarsi gli investitori a fronte di una matassa sempre più intrecciata?
Se cercare di fare previsioni è pressoché impossibile, è fondamentale imparare a gestire l’incertezza e la complessità attraverso soluzioni che sanno adeguarsi al contesto, diversificano gli investimenti e consentono di fare una pianificazione di medio e lungo periodo. Naturalmente, tutto ciò presuppone il supporto di un consulente qualificato e di un partner solido, in grado di focalizzarsi sugli obiettivi e avere allo stesso tempo una visione globale.
1. Encoclopedia Online Treccani
2. Marco Caprotti, “Come difendersi dai rischi geopolitici”, 23 giugno 2021, Morningstar.it
3. “Geopolitical risk dashboard”, settembre 2021, Blackrock.com
4. World economic Forum, “The Global Risks Report 2021”, gennaio 2021, Weforum.org
5. Rita Querzè, “Materie prime: dal litio, al silicio all’acciaio, perché non si trovano (e i prezzi sono alle stelle)”, 9 maggio 2021, Corriere.it
6. Donato Masciandaro, “Risalita dei tassi e dubbi sulla natura dell’inflazione”, 11 ottobre 2021, IlSole24Ore.com
7. Fabrizio Dragosei, “Da Mosca attacco informatico all’Estonia”, 18 maggio 2007, Corriere.it
8. Sissi Bellomo, “Cyber attacco costringe Colonial Pipeline a chiudere uno dei più grandi oleodotti Usa”, 9 maggio 2021, IlSole24Ore.com