Spesso il concetto di volatilità viene associato alla percezione di un generico rischio o comunque a un contesto negativo da cui rifuggire. In realtà, negli ultimi anni si sono moltiplicati gli studi sulla volatilità (implicita, storica, attesa ecc..), proprio per formulare osservazioni e trarre deduzioni e relazioni o correlazioni che potessero contribuire a rendere ancora più efficiente il processo di investimento.
Ciò che è emerso indiscutibilmente è che esiste una relazione empirica inversa tra la volatilità e l’andamento degli asset rispetto a cui è misurata. In particolare quando la volatilità sale al di sopra di certe soglie, i cosiddetti risky asset (azioni, mercati emergenti, valute emergenti, bond ad alto rendimento e così via) ne risultano danneggiati. Ma questa informazione, unita a numerosi altri indicatori quantitativi e statistici, può essere correttamente utilizzata per implementare strategie di gestione multi asset che si modellano sulla rischiosità del contesto finanziario.
Ora, nella ricerca della migliori opportunità di investimento, il risparmiatore e parimenti il consulente che lo supporta dovrebbero sviluppare un approccio strutturale alla modalità con cui gestire il proprio patrimonio, evitando le chimere dei facili guadagni che troppo spesso si trasformano in facili perdite.
In quest’ottica, accanto all’individuazione del profilo di rischio, risulta particolarmente interessante per chi è alla ricerca di una soluzione di medio e lungo periodo la valutazione di investimenti calibrati a target di volatilità.
Le maggiori case di investimento mondiali in questi ultimi anni hanno dato vita a una pipeline di prodotti che mira per lo più a ridurre drasticamente la volatilità degli investimenti, offrendo a una clientela sempre più esigente fondi e/o gestioni personalizzate in grado di adattarsi all’evoluzione del mercato. Come è sotto gli occhi di tutti, i livelli di volatilità di tutte le classi di investimento, e degli indici azionari in particolare, sono giunti a valori talmente bassi da risultare prossimi ai minimi storici degli ultimi 100 anni.
Sulle cause della flessione della volatilità si è detto e scritto molto, e altrettanto è stato fatto per supportare eventuali scenari futuri. È arcinota infatti la dicotomia tra coloro che sono pressoché certi che prima o poi la situazione si normalizzerà e assisteremo dunque a quello che viene definito un “return to mean”, un ritorno verso la media, e quanti invece si prodigano per sostenere che siamo alle porte di un lunghissimo periodo che sarà caratterizzato da livelli di volatilità molto più contenuti di quanto visto in passato.
Sostanzialmente, per chi si occupa di investimenti questo dovrebbe importare relativamente poco, ora che molti prodotti sono appunto caratterizzati da una gestione a target di volatilità. Se il mondo finanziario sia in una fase di mutamento epocale, o invece si trovi in una lunga fase anomala, di cui tra l’altro è impossibile prevedere i tempi, lo sapremo forse solo quando la storia avrà fatto il suo corso. L’approccio più saggio invece è quello di sfruttare questa tipologia di gestioni che, pur con un approccio relativamente classico, riescono a calibrare la composizione del portafoglio in base al contesto di mercato.
In questo approccio sistematico la combinazione degli asset viene riallocata armonicamente a seconda della rischiosità del mercato globale sottostante, senza mai prescindere dal profilo di rischio del cliente. In soldoni dunque il risparmiatore sa che la composizione del suo portafoglio, pur nel rigoroso rispetto delle linee guida scelte, potrà avere quella elasticità tale da permettergli di beneficiare di percentuali di asset più aggressivi nelle fasi di bassa volatilità e di un progressivo ribilanciamento qualora arrivassero segnali di prudenza in termini di rischiosità di mercato.
Questo approccio è dunque totalmente avulso dalla necessità di elaborare scenari evolutivi di mercato ma struttura il personalissimo approccio al rischio di ogni cliente in un contesto dinamico e difensivo al tempo stesso.
Per assicurare la gestione ottimale di un siffatto prodotto è ovviamente necessaria non solo la struttura organizzativa di una grande casa, ma anche la sua dotazione tecnologica in termini di strumenti di controllo e di rilevazione, nonché la presenza di un processo decisionale che dia solidità a tutte le fasi dell’investimento. Affidarsi a un prodotto che possa disporre della massima professionalità a tutti i livelli significa dunque non solo maggiore serenità per il cliente finale, ma anche la possibilità di assicurare valore aggiunto al rapporto consulenziale, spesso condizionato dall’emotività del sottoscrittore.
Proprio in tale prospettiva si inserisce il noto comparto Allianz Strategy 50, collegato alle polizze Darta Periodical Solution e Darta Easy Selection. La strategia con cui viene gestito il fondo è esattamente quella che è stata appena descritta: il peso della componente azionaria viene progressivamente ridotto o aumentato in base al target di volatilità con cui viene affrontato il mercato.
Quando la volatilità è bassa o all’interno di un trend discendente, il comparto aumenta la propria esposizione agli asset più rischiosi; viceversa, in presenza di volatilità elevata o crescente, il comparto riduce il peso delle classi di investimento a più elevato rischio, sostituendole con asset class via via più prudenti quali l’obbligazionario e il monetario. Ciò permette al sottoscrittore di mantenere sempre il proprio profilo di rischio, modulando l’allocazione degli asset azionari e obbligazionari sui trend di mercato.