Nonostante l’esperienza sia di gran lunga una delle caratteristiche fondamentali per costruire un solido approccio ai mercati e all’investimento, ben altri sono i tratti distintivi che accomunano molti tra i più famosi e lungimiranti investitori della storia.
Vi siete mai chiesti ad esempio se grandi investitori si nasce o si diventa. Oppure se esista una formazione, una formula o una guida su come essere un grande investitore?
Ovviamente non stiamo parlando solo delle competenze di base economiche o finanziarie che da anni ogni giorno vengono apprese da centinaia di migliaia di studenti e dottorandi in economia e finanza senza che questo si traduca nella produzione in serie di nuovi Warren Buffet o Peter Lynch o Benjamin Graham.
Oltre alle competenze c’è qualcosa che va oltre e che genera una straordinaria miscela di abilità, forza mentale, carattere, determinazione e probabilmente anche capacità di innovare e di pensare fuori dagli schemi.
La base da cui tutto nasce e sopra cui tutto si forma è senza dubbio legata ad alcuni aspetti caratteriali; come ha magnificamente scritto Ralph Waldo Emerson nel suo saggio Experience, “il temperamento è il filo di ferro su cui sono infilate tutte le perline”.
Anche il magnate Benjamin Graham nel suo saggio “L’investitore intelligente” ha voluto sottolineare che alla parola intelligenza non è associato un quoziente intellettivo elevato o particolarmente elevato, bensì un tratto caratteriale in cui l’enfasi cade piuttosto sulla disciplina che sulla rapidità di ragionamento.
Vediamo dunque insieme quelle che sembrano essere le virtù più rilevanti dei grandi investitori, qui sotto esposte non in ordine di importanza e senza la pretesa che siano esaustive.
La prima caratteristica, imprescindibile, è la curiosità ovvero quella predisposizione alla ricerca continua che porta a imparare sempre cose nuove.
Contrariamente a quanto accade alla maggior parte dalle persone, i grandi investitori non hanno paura di ciò che non sanno, quanto piuttosto di ciò che sanno perché temono che il loro sapere possa essere parziale, fuorviante o inesatto. Sono voraci esploratori di informazioni e proprio per questa ragione la loro vita è un incessante moto verso la conoscenza, moto che spesso non rimane confinato nell’ambito della professione ma fluisce in tutte sfere della loro vita.
Un secondo tratto importante e molto affine al precedente è l’umiltà, ovvero la capacità di ritenersi sempre permeabile a nuovi spunti, nuovi approfondimenti, nuovi punti di vista, nonostante la propria preparazione e la propria esperienza. L’umiltà non riguarda la sfera della consapevolezza, assolutamente necessaria per poter poi fare scelte e operare, quanto piuttosto la mancanza di una pericolosa deriva in termini di supponenza, orgoglio e superbia. Questo consente loro di porsi sempre in maniera aperta di fronte a qualcosa a cui non si aveva pensato.
Un terzo aspetto è quello della razionalità, strettamente interconnesso all’indipendenza mentale. Questa caratteristica è stata più volte sottolineata dallo stesso Warren Buffett, che ha racchiuso il concetto in una delle sue massime più famose: “sii coraggioso quando gli altri hanno paura, e timoroso quando gli altri sono avidi”.
In uno dei nostri precedenti articoli, Sentiment e mercati, pubblicato lo scorso mese di maggio, abbiamo evidenziato come gli investitori spesso non agiscono in modo distaccato ma si fanno travolgere dalle emozioni, ovvero dalla paura o, al contrario, dall’euforia.
I comportamenti emotivi portano a vendere quando il mercato è già sceso, con il rischio che poi si riprenda, e a comprare quando è già salito molto, con il rischio che poi invece corregga.
È importante dunque tenere il cervello lontano dalle emozioni, indipendentemente da ciò che fanno o pensano gli altri.
In un interessante articolo pubblicato nella sua newsletter sul Wall Street Journal, Jason Zweig racconta un illuminante aneddoto rivelatogli in un’intervista da Sir John Templeton, magnate, gestore di fondi e uomo d’affari.
Verso la metà degli anni Sessanta Sir Templeton si trasferì da New York alle Bahamas dove il Wall Street Journal arrivava con alcuni giorni di ritardo; leggendo le notizie una settimana dopo, Templeton disse che riusciva a leggerle in prospettiva, evitando di reagire in modo eccessivo e di farsi coinvolgere nell’isteria collettiva. Questo concetto di isteria collettiva fu ben sintetizzato diversi anni fa da una copertina della prestigiosa rivista britannica Economist che pubblicò una vignetta, riportata qui sotto e divenuta poi celeberrima tra gli addetti ai lavori, che esemplifica chiaramente quanto le voci e il sentiment si diffondano spesso tra gli operatori generando ondate emotive di acquisti e vendite spesso privi proprio di quella necessaria prospettiva e distanza che andrebbe sempre considerata per evitare comportamenti di pancia invece che di testa.
Un’ulteriore virtù che appartiene a tutti i grandi investitori è la disciplina, ovvero la forza di applicarsi a un obiettivo con metodo e costanza senza alcun risparmio di fatica. Che si tratti di analizzare un’azienda, oppure di applicare un processo di investimento o ancora di visualizzare migliaia di dati o di testare se il proprio metodo di studio o il proprio approccio necessiti di essere revisionato o migliorato, il grande investitore si applica con grande operosità e meticolosità perché quello è l’unico modo di lavorare che conosce: nessuna scorciatoia e massima applicazione per tutto il tempo che serve.
Un quinto aspetto da sottolineare è quello di un sano scetticismo che conduce a esaminare tutte le variabili e gli aspetti di un investimento prima di effettuarlo.
Essere critici e scettici porta a fare e a farsi domande scomode a tutto tondo prima di buttarsi in un progetto.
Non si tratta di essere cinici o negativi, ma di valutare ogni sfumatura e ogni scenario ipotizzabile prima di dare il via libera ad una nuova idea di investimento. E si tratta anche di rinunciare a un progetto se questo presenta criticità o aspetti che non convincono appieno.
Il grande investitore riesce a distinguere un investimento discreto da uno buono o da uno eccellente e solo su quest’ultimo si focalizzerà a rischio di rimanere inattivo se non trova quello giusto.
La penultima caratteristica è in realtà necessaria in molti ambiti della propria vita e riguarda il coraggio, sia quello di credere nelle proprie conclusioni, sia quello di agire in base alle proprie conclusioni, sia quello di rimettere tutto in discussione e ricominciare dall’inizio, in caso di fallimento.
La vita di tutti i più grandi investitori è lastricata da insuccessi iniziali, di cui hanno fatto tesoro e da cui hanno velocemente imparato: anche questa capacità ha contribuito a renderli ciò che poi sono diventati.
L’ultima virtù è la pazienza. Tempo e pazienza, che il grande scrittore russo Tolstoj definiva “i più forti guerrieri”, probabilmente altro non sono che due facce della stessa medaglia, il primo più oggettivo e misurabile e la seconda che ne è la percezione.
I grandi investitori non ragionano in giorni, mesi o trimestri ma in anni o addirittura in decenni e sono disposti ad aspettare e a tollerare la volatilità di breve che tutti i mercati hanno, restando focalizzati su un orizzonte lontano o molto lontano: il tempo è galantuomo e fa emergere le aziende migliori, affossando quelle mediocri e inefficienti.
Oggigiorno il tempo medio di mantenimento in portafoglio delle singole azioni si è ridotto drasticamente rispetto ad alcuni anni fa, ma la rotazione continua dei titoli non solo non consente di massimizzare i rendimenti, ma spesso inchioda i gestori patrimoniali ad agire in base alle valorizzazioni trimestrali o al massimo annuali dei rendiconti.
Eppure ai singoli titoli va invece proprio dato il tempo per poter germogliare e fiorire, così come Brian Feroldi ha simpaticamente evidenziato in uno dei suoi post su Twitter.
“Guardare i prezzi dei titoli ogni giorno è come controllare attraverso una webcam in una foresta se gli alberi crescono”.
Riflettere su tutte queste caratteristiche non ci trasformerà certo nel prossimo oracolo di Omaha, ma è molto probabile che almeno alcune tra queste possano costituire validi spunti per migliorare non solo il nostro approccio agli investimenti, ma qualche lato della nostra sfaccettata vita.
1. “Hype Investing”, 5 febbraio 2021, Csenge Advisory Group
2. “Checking Stock Prices Daily”, 26 ottobre 2021, Long-Term Mindset by Brian Feroldi