Il lungo periodo di chiusura forzata durante l’emergenza Covid-19 ha fatto riscoprire il valore dello sport anche a chi, prima del lockdown, non lo praticava. Da quando la quarantena è terminata, in effetti, i runner sono tornati più motivati che mai.
Secondo un’indagine statistica condotta dal noto brand di abbigliamento sportivo Asics1, un italiano su tre si sta allenando più ora di quanto non facesse prima dell’inizio della pandemia.
Sia che si voglia recuperare la forma fisica, che scaricare lo stress accumulato negli ultimi mesi, lo sport è sempre più associato al mantenimento del proprio benessere. Non si tratta, peraltro, di un fenomeno estemporaneo. La stessa indagine rivela che, tra chi ha iniziato a correre solo dopo l’inizio della pandemia, due su tre affermano di voler continuare anche in futuro.
Questa prospettiva apre nuove scenari per un ulteriore impulso all’uso dei wearable device – dispositivi digitali indossabili, ad alto contenuto tecnologico – che stanno cambiando il modo in cui le persone si prendono cura del proprio benessere e della propria salute.
Dall’orologio-calcolatrice allo smartwatch per l’elettrocardiogramma
La storia dei wearable inizia negli anni ‘70, quando Pulsar lanciò il primo orologio-calcolatrice. Da allora, i progressi tecnologici hanno consentito di ampliarne le capacità e le potenzialità applicative. Oggi i device indossabili possono registrare alcuni parametri legati allo stato fisico di chi li indossa e comunicare i dati ad altri dispositivi, come gli smartphone, che li elaborano e li utilizzano per specifiche finalità, attraverso applicazioni selezionate dall’utente stesso.
Un esempio è quello dello smartwatch, l’orologio in grado di rilevare dati biometrici come il battito cardiaco, la qualità del sonno, le calorie consumate. I parametri individuati possono essere utilizzati, ad esempio, per costruire un regime alimentare adatto allo stile di vita reale, e non stimato secondo informazioni generiche. Si tratta di una novità di portata rivoluzionaria perché, prima dei wearable, non era possibile misurare con un tale grado di precisione e personalizzazione dati che attengono alla sfera del benessere e della salute.
Molte grandi aziende stanno investendo in questo ambito2. Lo stesso Tim Cook, amministratore delegato di Apple, ha dichiarato che il più grande contributo dell’azienda all’umanità sarà quello di migliorare la salute3, proprio grazie all’integrazione tra wearable, smartphone e applicazioni. Ed è proprio questo incontro tra tecnologia e benessere che può aprire scenari interessanti anche per il mondo assicurativo.
L’exploit dei wearable: nel 2021 acquisti per 63 miliardi di dollari
Negli ultimi anni si è registrata nel mondo una diffusione esponenziale dei dispositivi indossabili, che sono ormai entrati nella quotidianità.
Si stima che nel 20194 la spesa globale per l’acquisto di wearable device sia stata di circa 41 miliardi di dollari. Più del valore assoluto, è interessante il trend: nel 2020, la spesa dovrebbe arrivare a quota 51,5 miliardi, nel 2021 addirittura a 63 miliardi.
Gli smartwatch sono al primo posto tra gli oggetti più acquistati, con la spesa che è passata da 12,4 miliardi del 2018 ai 17 del 2019 e si stima arriverà a 22 miliardi nel 2020 e a 27 miliardi nel 2021.
Secondo il Mobile Visual Networking Index di Cisco5, nel 2022 in Italia avremo 25,5 milioni di wearable device, contro gli 11,1 registrati nel 2017.
La diffusione sempre maggiore delle tecnologie e l’accessibilità delle connessioni sono sicuramente ingredienti chiave di questo successo. Tuttavia il boom di questi device non sarebbe spiegabile se non in relazione a una grande attenzione al benessere, inteso come mantenimento di un buono stato di salute attraverso l’attività fisica, la corretta alimentazione, la prevenzione.
Secondo il Global Wellness Institute6, il 35% della popolazione mondiale partecipa ormai regolarmente ad attività fisiche e ricreative. Per stare bene si è disposti a spendere mediamente 306 dollari l’anno, ripartiti tra 136 dollari per le attività e 172 per equipaggiamenti e tecnologie, in cui rientrano anche i wearable device. La spesa varia però profondamente a seconda dei contesti: i nordamericani, infatti, spendono in media 1.345 dollari all’anno, gli europei 528. L’Italia è all’ottavo posto nel mondo, con un giro d’affari complessivo di 19,3 miliardi di dollari.
L’impatto dei wearable sul mondo assicurativo
La disponibilità sempre più ampia di dispositivi indossabili a sostegno del benessere è un fattore nuovo, che può trasformarsi in una leva per il settore dell’Insurance.
Innanzitutto, attraverso l’integrazione tra i normali strumenti assicurativi ed i wearable, le compagnie possono diventare esse stesse promotrici della prevenzione, contribuendo a un miglioramento globale della salute e a una maggiore appetibilità degli stessi prodotti assicurativi.
Ad esempio, un dispositivo capace di misurare l’affaticamento ed il livello di alcol del guidatore potrebbe interagire con il veicolo ed attivare sistemi di allerta per prevenire un incidente. Affiancare alla normale Rc auto una scontistica legata all’uso di un wearable device di questo tipo comporterebbe importanti vantaggi sia per la collettività, perché ridurrebbe il rischio di incidenti, sia per il beneficiario, che oltre a tutelare la propria salute potrebbe ottenere delle riduzioni sul premio.
Allo stesso modo, possono nascere abbinamenti tra wearable e polizze vita, grazie all’utilizzo di dispositivi in grado di monitorare attività fisica e regime alimentare, prevenendo i rischi legati ad abitudini poco sane.
Altro scenario può essere lo sviluppo di soluzioni personalizzate legate alle assicurazioni sanitarie. L’ambito dell’Health Insurance, infatti, normalmente sconta la scarsa possibilità di costruire prodotti su misura, perché ci si deve basare su statistiche attuariali basate su indagini di popolazione. I wearable device, invece, consentono proprio di superare questo limite, grazie alla possibilità di conoscere direttamente parametri biometrici importanti e di monitorarli nel tempo. Avere a disposizione dati puntuali, sempre nel rispetto della privacy, consente infatti di predisporre soluzioni ad hoc con un grado di personalizzazione prima inimmaginabile.
Ulteriore effetto di questa novità è la possibilità di ampliare la platea dei beneficiari anche a persone oggi tendenzialmente non assicurabili. È il caso dei malati cronici, a cui si possono offrire coperture assicurative – strutturate sulla base di dati obiettivi e verificabili – integrate all’uso di device indossabili che consentono di monitorare i parametri biometrici e comunicare in tempo reale i dati alla struttura sanitaria o al medico che segue il paziente.
In questo modo, la compagnia assicurativa può mitigare il rischio, mentre l’interessato può non solo beneficiare della soluzione assicurativa – eventualmente con premi ridotti – ma anche tenere maggiormente sotto controllo il suo stato di salute.
Non da ultimo, grazie ai wearable device le assicurazioni possono migliorare la customer experience dei loro clienti in almeno due modi: innanzitutto, possono ampliare la gamma dei servizi offerti, dall’assistenza in caso di necessità al teleconsulto, fino ad arrivare alla telediagnosi; in secondo luogo, si può migliorare la relazione con il cliente.
Se pensiamo, ad esempio, al caso di una richiesta di indennizzo, le informazioni raccolte grazie a un wearable device rendono più rapidamente verificabili i dati forniti dall’interessato, snellendo le procedure e minimizzando i rischi di errore. Esempio concreto: in caso di furto di uno smartphone, i dati registrati allo smartwatch possono validare la versione degli eventi e semplificare la procedura per ottenere l’indennizzo. Non è da sottovalutare, in quest’ottica, anche il grande beneficio per le compagnie, per le quali diventa sempre più semplice evitare eventuali frodi.
Partnership e privacy
Come abbiamo visto, la possibilità di integrare i tradizionali strumenti assicurativi con l’innovazione dei wearable apre nuovi orizzonti che potrebbero portare ad un miglioramento complessivo del benessere, sia per i singoli che per la collettività.
Tuttavia, per arrivare a questo obiettivo sarà fondamentale la collaborazione tra diversi attori. Innanzitutto, è necessaria la partnership tra compagnie assicurative ed aziende che producono i device, sia che si tratti di big player che di startup innovative.
Il core business delle compagnie assicurative, infatti, non è tipicamente quello di realizzare prodotti ad alta tecnologia; per questo è necessario attivare divisioni interne dedite a questa specifica attività o avviare collaborazioni con aziende e startup che hanno il know how necessario. Da parte loro, queste ultime possono trarre un importante vantaggio dalla collaborazione con il mondo dell’Insurance, poiché associare l’uso di un dispositivo indossabile a determinate coperture assicurative crea un valore aggiunto che può fare la differenza per emergere in un mercato molto vivace ed in costante evoluzione.
È essenziale, poi, che l’utente possa fidarsi degli interlocutori, senza timore di un uso sbagliato dei suoi dati sensibili. Con la Gdpr, la normativa per la tutela della privacy è già molto rigida, e ciò fornisce una buona garanzia agli utenti. Tuttavia, giocherà un ruolo determinante l’affidabilità della compagnia assicurativa che deve gestire i dati: la reputazione sarà in questo caso premiante, perché diventerà il fattore chiave che orienterà clienti finali e società tecnologiche verso la scelta dell’uno o dell’altro player assicurativo.
1. “Lo sport come ancora di salvezza: dopo la pandemia, un runner su tre corre più di prima”, 12 giugno 2020, running.gazzetta.it
2. https://wearos.google.com/#hands-free-help
3. “La Apple vende più orologi degli svizzeri”, 6 febbraio 2020, repubblica.it
4. Dati da gartner.com
5. Dati da news-blogs.cisco.com
6. Dati da globalwellnessinstitute.org