Un mercato assicurativo europeo: sembra essere questa la strada segnata da Solvency II.
Si tratta di una direttiva europea che, attraverso un percorso iniziato nel 2009, punta ad armonizzare le normative nazionali ed a migliorare la sicurezza delle imprese di assicurazione introducendo nuovi obblighi per la gestione del rischio e la trasparenza, a garanzia del cliente finale.
Concetti che possono sembrare astratti e distanti, ma che in realtà hanno effetti sulla quotidianità di chi ha a che fare con il mondo assicurativo perchè ci lavora o perché ha scelto di tutelarsi con una polizza.
Per capire quali sono le prospettive e come Solvency II sta già incidendo sul lavoro delle compagnie assicurative e degli intermediari, abbiamo incontrato Gabriele Fantini, Responsabile Sviluppo Prodotti di Darta Saving.
Cosa comporta Solvency II per le compagnie assicurative?
La direttiva si compone di tre pilastri.
Il primo punta a coprire i rischi operativi, di mercato e di credito, con l’obbligo per le compagnie di valutare e produrre dei report su attività, passività e capitale, riserve tecniche, requisiti di capitale.
Poiché alcuni rischi non sono quantificabili o lo sono solo parzialmente, è stato introdotto, con il secondo pilastro, l’obbligo di dotarsi di un sistema interno di risk management.
Con il terzo pilastro, sono stati prescritti criteri di trasparenza, che rendano comprensibili dati e meccanismi delle compagnie assicurative a chi deve valutare la solvibilità, ovvero autorità di vigilanza e mercati.
Una delle preoccupazioni degli intermediari è che, per assolvere alle indicazioni di Solvency II, le compagnie possano standardizzare troppo la propria offerta, con ripercussioni sulle reti distributive. È un rischio concreto?
Il termine “standardizzazione” viene spesso usato con accezioni negative, specialmente quando si verificano situazioni di profondo cambiamento, facendo perdere le reali opportunità che invece si aprono. Le stesse preoccupazioni si erano manifestate quando, qualche anno fa, il legislatore ha imposto agli intermediari iscritti alla lettera D del RUI di vendere solo prodotti “standardizzati”.
In realtà, è stato facilitato il lavoro dell’intermediario, escludendo la possibilità di personalizzazione estemporanea in quei pochi, preziosi minuti del colloquio che servono a far capire a chi non è del mestiere i veri vantaggi dei prodotti assicurativi vita. Ne traggono beneficio tutti: l’intermediario, il contraente che è tutelato, l’organo di vigilanza e la compagnia.
E la standardizzazione di Solvency II cosa comporta?
Iniziamo col rassicurare che, per le compagnie, la mera standardizzazione di offerta assicurativa non può essere una scelta strategica: ciò logorerebbe il rapporto di fiducia con l’intermediario e allontanerebbe la compagnia dal suo core business, cioè quello di assumere rischi.
Inoltre, è vero che la funzione di risk management può pesare sulla value proposition di prodotto, in particolare sulla sua struttura e sul premio di polizza (da qui la paura della “standardizzazione” di prodotto), ma dall’altra parte le compagnie, e Darta in primis, hanno riorganizzato internamente sistemi, processi e rapporti con le controparti, in modo da minimizzare i rischi e impattare sui prodotti solo in maniera positiva, cioè riducendo la possibilità di errori operativi e di investimento.
Nulla è cambiato, dunque, rispetto al passato in termini di ricerca di soluzioni assicurative finalizzate alla minimizzazione dell’assorbimento di capitale: queste rimangono, ma sono finalizzate a ridurre i rischi della gestione assicurativa all’interno della compagnia, senza impattare sulla creatività e sulla value proposition del prodotto assicurativo finale.
L’intermediario deve vedere con serenità e positività l’introduzione di Solvency II che rafforzerà il suo importante ruolo nella creazione di valore per lui, il cliente e la compagnia.
Cosa comporta, per gli intermediari, l’armonizzazione tra le diverse normative nazionali?
Prendiamo Darta. Noi operiamo in Libera Prestazione di Servizi applicando i principi dettati dalla normativa europea e recepiti dai singoli Stati membri. Tali principi si applicano anche agli intermediari (prendiamo le lettere B del RUI). Ci sono molti Broker che già oggi hanno il passaporto Europeo e sono autorizzati ad operare in regime di Libera Prestazione di Servizi dall’Italia o Lussemburgo verso altri Stati Membri, come Darta. A livello operativo, dunque, per gli intermediari, poco cambia. Diciamo che è più un discorso di strategia aziendale: la normativa può avere un impatto sulla scelta dello Stato Membro in cui la compagnia vuol avere la propria base operativa, ma poi si deve sempre fare i conti con le regole locali in materia di protezione del consumatore finale.
Solvency II può aprire nuove chance di operare in Paesi diversi?
Opportunità in giro per l’Europa ci sono o si possono trovare, soprattutto se ci si fidelizza a compagnie che, come Darta, hanno un respiro internazionale. E, forse, Direttive comunitarie come Mifid 2, Priips o la Direttiva sulla distribuzione assicurativa, fanno parte di un insieme di regolamenti che possono essere utili alle varie imprese d’assicurazione per creare il proprio “biglietto da visita” e vendere fuori dai confini nazionali, anche con gli intermediari con cui già collabora.
Altro obiettivo di Solvency II, come detto prima, è di misurare e gestire più efficacemente tutte le tipologie di rischi. Ci sarà un impatto sui prodotti?
Si avrà sicuramente un miglioramento nella diversificazione dell’attuale offerta prodotti.
La capacità di assolvere ai propri obblighi assicurativi dipende certamente dalla qualità degli investimenti effettuati. E’ necessaria una stretta relazione tra attivi finanziari e requisiti di solvibilità, per garantire un corretto svolgimento del business.
Con Solvency II sono state introdotte delle novità circa gli attivi, lasciando un certo grado di autonomia per le compagnie, ed è stata rafforzata la Governance interna. Spetterà, ad esempio, al CdA approvare opportune politiche di investimento, gestione delle attività e passività e gestione del rischio di liquidità coerenti con la complessità del business svolto.
Questi elementi di libertà nelle scelte decisionali, insieme alla capacità di adottare un modello economico basato sul rischio, spingono le imprese di assicurazione e di riassicurazione a misurare e gestire correttamente i rischi assunti e attesi ed evitare che rischi passati, mitigati o risolti, possono riproporsi, con vantaggi per intermediari ed utenti finali.
Uno dei punti cardine di Solvency II è la solidità finanziaria delle compagnie. Come si colloca Darta Saving?
Una maggiore solidità finanziaria indicata da un elevato Solvency ratio, un grande brand alle spalle con un rating forte e processi smart ma solidi, rappresenta un valore aggiunto per le compagnie, per l’intermediario e per il cliente finale.
Darta è dotata di tutti questi elementi, avendo un Solvency ratio del 297% (a fronte del 100% richiesto dalla direttiva), appartenendo al Gruppo Allianz che ha un rating AA+, quasi unico nel panorama mondiale e essendosi dotata di partner operativi supervisionati dall’Autorità Irlandese di Vigilanza Assicurativa e di primari partner informatici e finanziari.
Per il 2017 le compagnie assicurative, nell’ambito della Solvency II, devono redigere un report sulla solvibilità. Darta ci sta lavorando?
Il Consiglio di Amministrazione di Darta ha già approvato tutta la reportistica richiesta da Solvency II, che verrà a breve spedita all’Autorità di Vigilanza Irlandese. Come detto prima, sono i numeri e l’appartenenza ad un Gruppo finanziariamente solido quale Allianz, associati ad una gestione del rischio (operativo e non) puntuale ma non burocratico a fungere da garanzia per i clienti e per gli intermediari, che possono vendere soluzioni assicurative ai loro clienti finali senza rischi di scomparire dal mercato dopo poco tempo.
In conclusione, Solvency II può essere un’opportunità per gli intermediari assicurativi?
Sì, ma si devono affidare alle giuste compagnie e creare con loro un percorso di medio e lungo periodo, cercando di rafforzare la cultura del rischio in ambito aziendale, anche alla luce di ulteriori regolamentazioni che sono entrate o entreranno in vigore nel breve termine, come i Priips o la Mifid 2.
L’entrata in vigore di queste Direttive deve essere un incentivo a rivedere il proprio modo di porsi sul mercato, le strategie di business e di posizionamento dell’offerta di prodotto, sia per le compagnie che per gli intermediari, che potranno anche beneficiare degli investimenti fatti dalle compagnie come Darta.