Dalla proprietà di beni e servizi alla loro condivisione attraverso piattaforme tecnologiche: è un cambiamento culturale, prima ancora che economico, quello che si è registrato con l’avvento della sharing economy, detta anche economia collaborativa o condivisa.
Questo modello nasce, infatti, dal presupposto che per soddisfare un bisogno non sia più necessario diventare proprietari di un bene o un servizio, ma che sia sufficiente prenderlo in prestito, quando serve, da chi – secondo la stessa logica – lo mette a disposizione nel momento in cui non lo utilizza.
In questo sovvertimento delle logiche tradizionali in cui l’esperienza viene prima della proprietà, si pongono delle nuove sfide per il mondo delle assicurazioni.
Sharing economy: tecnologia e condivisione
Alcune forme di scambio sono sempre esistite nella storia dell’umanità, ma il fenomeno dell’economia collaborativa è relativamente giovane, perché è intrinsecamente legato allo sviluppo del digitale e all’accesso alle tecnologie da parte di un numero sempre più ampio di persone.
Basti pensare che l’Oxford Dictionary, ad esempio, ha introdotto l’espressione “sharing economy” solo nel 2015, spiegando che si tratta di un “sistema economico in cui beni o servizi sono condivisi tra individui privati, gratis o a pagamento, solitamente attraverso Internet”. È infatti grazie al web e alla nascita delle piattaforme online che è stato possibile mettere in contatto persone che condividono la stessa filosofia di consumo.
Negli ultimi anni, la sharing economy ha fatto irruzione in tutti gli ambiti della quotidianità. Pensiamo alla mobilità: facile citare l’esempio di BlaBlaCar, l’app per il carpooling – impensabile senza l’uso di uno smartphone – che consente di trovare persone che hanno in programma di fare i medesimi itinerari.
Ma non solo: sono state sviluppate pratiche come quella del social eating – che consente a privati di condividere i pasti – e piattaforme che mettono in contatto chi ha bisogno di piccoli lavoretti in casa o di accudimento degli animali. Oltre al mondo dei servizi alla persona, la sharing economy ha cambiato anche il turismo, con le piattaforme che favoriscono l’home exchange.
Un nuovo modello assicurativo per un nuovo paradigma economico-sociale
In uno scenario in cui le logiche tradizionali di consumo vengono rivisitate nell’ottica dell’economia collaborativa, c’è almeno un punto fermo, ovvero l’esigenza di protezione. Che si decida di acquistare o condividere un bene, infatti, non cambia per l’utente la necessità di sentirsi tutelato nel momento in cui lo utilizza. In che modo, quindi, si coniuga il binomio insurance – sharing economy?
Mentre nel modello tradizionale basato sul possesso del bene o servizio, l’identità del proprietario – esposto al rischio da coprire o da risarcire – è facilmente individuabile, nell’economia condivisa le dinamiche sono più complesse: sono gli utenti ad essere responsabili dei beni e dei servizi di cui usufruiscono, o piuttosto le piattaforme create per favorire l’incontro tra domanda e offerta?
Se, ad esempio, un utente si fa male utilizzando una bicicletta messa a disposizione da un terzo attraverso una piattaforma di condivisione gratuita, chi è tenuto a ripagarlo del danno, la piattaforma di condivisione o il proprietario della bicicletta? O l’assicurazione dell’utente stesso, se ha una copertura contro gli infortuni?
Inoltre, laddove la responsabilità sia imputata al proprietario, oggi la maggior parte delle polizze assicurative personali copre i rischi legati all’uso privato del bene, mentre è difficile che si preveda la tutela in caso di attività commerciale regolare, quale la messa a disposizione di una bicicletta a fronte di un compenso.
Si pone dunque la sfida, per le compagnie assicurative, di elaborare soluzioni ad hoc per rischi tradizionali ma all’interno di un contesto totalmente nuovo, che richiede logiche nuove. Per coprire i rischi legati all’uso smart di beni e servizi, servono infatti soluzioni che seguano tempi e metodi di fruizione altrettanto smart, come polizze pay per use o on demand, che implicano un alto contenuto di tecnologia per tarare in maniera adeguata i premi, i quali devono essere allineati anche al basso costo dei servizi offerti dalle piattaforme di condivisione.
Perché le assicurazioni dovrebbero occuparsi di sharing economy?
Proporre soluzioni fruibili per la sharing economy richiede investimenti importanti, in termini di tempo e risorse. Ha senso per il mondo assicurativo intraprendere questa strada? Se si considera il potenziale di sviluppo dell’economia condivisa, la risposta non può che essere affermativa.
Secondo lo studio UE “Participation in the sharing economy: European Perspective”1, pubblicato nel 2018, il 27,8% degli europei utilizza servizi di sharing economy e il 62,5% li conosce.
Uno studio di eMarketer2 dice che la sharing economy crescerà a livello globale dai 15 miliardi di dollari di fatturato del 2014 a 335 miliardi di dollari nel 2025, e sostiene che nel 2021, solo negli Stati Uniti, saranno ben 86,5 milioni le persone che parteciperanno in qualche misura all’economia condivisa. Un altro report, firmato PwC3, stima che, in Europa, le transazioni su piattaforme di sharing economy arriveranno a quota 570 miliardi nel 2025 a fronte dei 28 miliardi del 2016.
Trattandosi di previsioni, i numeri dei diversi studi non sono allineati, ma in tutti i casi si evidenzia un trend di crescita esponenziale. Questo dipende anche dalla motivazione che sta alla base della sharing economy.
Se inizialmente il modello della condivisione nasceva dalla necessità di risparmiare, effetto della crisi economica del 2008 e degli anni seguenti, oggi trova le sue basi anche nell’esigenza, sempre più diffusa, di operare una revisione dei modelli di consumo con l’obiettivo di ridurre rifiuti ed emissioni, in ottica di sostenibilità ambientale e lotta ai cambiamenti climatici.
La spinta etica, unita ai vantaggi economici e alla diffusione delle tecnologie che facilitano la fruizione di beni e servizi condivisi, sta consolidando il ruolo della sharing economy, che sembra destinata ad affiancare sempre di più il modello tradizionale basato sulla proprietà.
L’Insurance come motore dell’economia condivisa
Nel nuovo paradigma della condivisione, il mondo assicurativo ha un ruolo molto importante, addirittura vitale: l’ingresso stesso del fattore Insurance, infatti, è visto da molti osservatori come un driver di sviluppo della sharing economy. Sono le stesse piattaforme, infatti, a riconoscere l’importanza di poter offrire una copertura agli utenti, perché questo eliminerebbe una rilevante barriera all’entrata, incrementando la credibilità del sistema.
Secondo un report di Collaboriamo, in Italia il 77,7% delle start up intervistate dichiara importante, o molto importante, stringere un accordo con un’assicurazione perché “nonostante il loro essere piattaforme, cioè servizi che abilitano l’incontro fra domanda e offerta e senza la volontà (almeno dichiarata) di intermediare l’incontro, le piattaforme sono ormai consapevoli che gli utenti si aspettano di essere coperti dal rischio nel momento che utilizzano il loro servizio”4.
Anche tra gli utenti c’è una sempre maggiore attenzione alla possibilità di avere una copertura assicurativa abbinata al bene o servizio selezionato. Dall’analisi di Deloitte Consulting “Squaring risk in the sharing age: how the collaborative economy is reshaping insurance products”5, risulta che il 58% dei consumatori negli Stati Uniti e nel Regno Unito sostiene che il rischio di prender parte ai servizi di sharing economy superi i benefici e ben il 77% sarebbe disponibile ad usarli se ci fosse una copertura assicurativa. Questo implica che il futuro della sharing economy è strettamente legato anche all’ingresso, in questo settore, delle compagnie assicurative.
Da parte sua, il gruppo Allianz si è già attivato su questo fronte proponendo una soluzione pensata appositamente per la sharing economy. Drivy, infatti, è una polizza pensata per le piattaforme di car-sharing, che consente sia al proprietario che al guidatore di evitare problemi in caso di incidente.
Inoltre, per comprendere tutte le dinamiche del nuovo paradigma, è nato l’Allianz International Ecosystem on Sharing Economy, che sta lavorando per identificare opportunità e sfide. Si tratta di un gruppo costituito da Allianz France, che comprende anche team da Gran Bretagna, Germania, Spagna, Italia, Svizzera, Benelux e regione Asia-Pacifico, e che è trasversale a realtà come Allianz Partners, Allianz Automotive, Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS) e Allianz Technology.
1. https://ec.europa.eu/research/participants/documents/downloadPublic?documentIds=080166e5b8d1063a&appId=PPGMS
2. https://www.emarketer.com/chart/209547/us-adult-sharing-economy-users-penetration-2016-2021-millions-of-adult-internet-users
3. https://www.pwc.com/hu/en/pressroom/2016/sharing_economy_europe.html
4. http://collaboriamo.org/media/2018/12/Collaboriamo-Assicurare-la-SharingEconomy.pdf
5. https://www2.deloitte.com/content/dam/Deloitte/uk/Documents/financial-services/deloitte-uk-squaring-risk-in-the-sharing-age.pdf