Dopo anni di sostanziale stabilità, l’aumento dell’inflazione sta cambiando lo scenario in cui si muovono gli investitori, che devono adattarsi a questa nuova variabile e gestire il portafoglio in maniera coerente col proprio profilo.
Come in tutti i processi decisionali, c’è il rischio di incappare in quelle che la finanza comportamentale chiama, appunto, “trappole”, ovvero errori dovuti a condizionamenti derivanti da stereotipi, errate valutazioni delle informazioni, impulsività.
Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia nel 2002, ha usato un’efficace metafora1 per spiegare tali trappole, descrivendo il cervello come un elefante guidato da un piccolo omino. L’elefante rappresenta l’istinto e le reazioni emotive, mentre l’omino è la ragione che cerca di controllare e direzionare l’istinto. L’elefante è forte e ben radicato a terra, e per questo il lavoro dell’omino è tutt’altro che semplice. Quando l’istinto prende il sopravvento sulla ragione, infatti, può indurre a scelte irrazionali, contrarie all’interesse della persona, e le conseguenze non sono irrilevanti.
Inflazione: i dubbi degli investitori
In una situazione di inflazione crescente, ogni investitore si trova ad affrontare almeno tre importanti interrogativi:
- meglio mantenere i risparmi sotto forma di liquidità o investire?
- meglio orientarsi sui classici beni rifugio o cercare opportunità nei mercati?
- come diversificare il portafoglio in ottica anti-inflazionistica?
Proprio nella valutazione di questi fattori, potrebbero entrare in gioco le trappole comportamentali su cui diversi studi hanno fatto luce negli ultimi anni. Vediamo insieme quali sono e come evitarle.
Present bias, quando il presente vince sul futuro
Una delle prime domande che abitualmente ci si pone in queste situazioni riguarda la liquidità che, in Italia, rappresenta una quota importante di risparmio, in costante crescita dal 20202.
Mantenere i risparmi sul conto corrente permette di disporre del denaro quando se ne ha immediata necessità, ma questo vantaggio non è gratuito quando l’inflazione sale, perché l’aumento del costo del denaro erode il potere d’acquisto dei capitali immobilizzati. D’altro canto, investire permette di controbilanciare l’aumento del costo del denaro, ma, naturalmente, al rendimento corrisponde un rischio. Che fare, quindi?
Nessuna delle due opzioni è sbagliata. Bisogna però fare attenzione alla trappola nota come present bias, che potrebbe condizionare la nostra decisione portando a scelte irrazionali e poco coerenti col nostro profilo di rischio e le nostre aspettative.
Il present bias è la tendenza a dare maggior peso alle esigenze del presente piuttosto che a quelle del futuro. Si tratta di un istinto comune, giustificato dal fatto che rispondere alle esigenze del presente è più gratificante e più semplice che pensare a lungo termine. In sostanza, spesso risulta più facile comprendere e scegliere un beneficio nel presente, piuttosto che aspettarne uno maggiore nel futuro.
A questo proposito, un recente studio3 condotto su oltre 13.000 partecipanti da 61 Paesi ha rilevato che tutti, anche se con gradi diversi, preferiamo una quantità di denaro minore oggi rispetto a una maggiore tra un anno: di fronte alla possibilità di ricevere subito il 10% del reddito annuale medio del Paese oppure una cifra più alta a distanza di un anno, è emersa in maniera trasversale la preferenza per la prima opzione.
Condizionati dal passato: la trappola della rappresentatività
Il cervello umano è una macchina straordinaria ma, quando deve valutare la possibilità che un evento accada, non funziona secondo i principi probabilistici. Preferisce, invece, avvalersi di scorciatoie decisionali dette euristiche, che portano a considerare gli eventi più familiari come i più probabili.
Su questa dinamica si basa una delle più note trappole comportamentali, quella della rappresentatività, ovvero la tendenza a ragionare per analogie e stereotipi e stabilire la probabilità che un evento accada non in base a reali statistiche, ma sulla scorta di quanto osservato nell’esperienza passata. In uno scenario di alta inflazione, questo meccanismo può condizionare il processo decisionale nel momento in cui si debba valutare l’opportunità di investire nei cosiddetti beni rifugio, come oro e immobili4.
Non si tratta di una strada sbagliata, ma di una strada che spesso viene seguita per i motivi sbagliati. Il mondo è cambiato negli ultimi anni, e non è detto che ciò che valeva in passato sia ancora valido: prima di procedere, è fondamentale fare un’accurata analisi dei pro e dei contro basandosi sui dati, per valutare in modo razionale quale sia la scelta ottimale rispetto alle proprie aspettative. Quando l’investitore cade nella trappola della rappresentatività, invece, dà più peso alle informazioni di senso comune a scapito di quelle statistiche, rischiando di prendere decisioni irrazionali nell’errata convinzione di “andare sul sicuro”.
Diversificazione: un rischio se è ingenua
Diversificare il portafoglio è una delle regole auree in ambito finanziario, ed è utile per minimizzare il rischio di esposizione all’inflazione. Anche in questo caso, però, l’errore è dietro l’angolo: quando si punta solo sulla quantità degli asset si incappa nella trappola della “diversificazione ingenua”.
Una corretta diversificazione del portafoglio, infatti, si realizza combinando due fattori: l’aumento del numero delle attività in portafoglio e la scelta di attività e strumenti finanziari a bassa correlazione reciproca, ovvero non appartenenti ai medesimi settori o Paesi. È importante infatti evitare che un evento impatti su tutti gli asset allo stesso modo, e per farlo è necessario scegliere attività con caratteristiche differenti tra loro, così che i rendimenti nel tempo si muovano in modi diversi.
Mentre il primo principio è intuitivo, il secondo viene spesso trascurato: succede, ad esempio, quando si investe in titoli che, seppur differenti per settori e strategie, sono legati ad un unico Paese, senza sfruttare i benefici della diversificazione internazionale. Una decisione rischiosa, che tuttavia si verifica spesso perché, in generale, le persone preferiscono investire in titoli a loro più familiari, in quanto le situazioni conosciute sono preferite a quelle sconosciute.
Evitare le trappole: il ruolo della consulenza
Non è semplice riuscire ad assumere decisioni di investimento senza cadere nelle trappole comportamentali, perché ciò richiede non solo una buona alfabetizzazione finanziaria, ma anche la capacità di anteporre la razionalità all’impulsività.
Uno degli errori più diffusi, trasversali a tutte le trappole, è l’overconfidence, cioè un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità e conoscenze. In generale, avere fiducia in se stessi è importante e positivo, perché porta ad essere proattivi. Il problema, soprattutto nel mondo finanziario, è quando la fiducia nelle proprie capacità non è giustificata da solide competenze, ed è talmente elevata da far sottovalutare i rischi.
Molto interessante a questo proposito è un esperimento eseguito nell’ambito del progetto “L’economia per tutti” di Banca d’Italia5, in cui si offriva ai partecipanti la possibilità di ricevere piccoli premi gonfiando un palloncino con un’apposita pompetta. Molte persone accettavano di continuare a gonfiare il palloncino, forti del successo dei primi tentativi, e si assumevano così rischi sempre crescenti confidando nella propria capacità di controllare la situazione, salvo poi dover constatare lo scoppio del palloncino.
Per chi si affida al fai-da-te negli investimenti, il rischio di vedere scoppiare il proprio palloncino è tanto maggiore quanto più alto è il livello di incertezza sui mercati internazionali. Soprattutto alla luce della spirale inflazionistica in corso, la strategia migliore è quella di minimizzare il rischio di errore affidandosi a un consulente esperto che, forte di una maggiore esperienza, potrà indirizzare l’investitore verso le decisioni più coerenti con il proprio profilo, al di là di qualsiasi condizionamento irrazionale.
1. Tim Maurer, “Riding The Elephant: Mastering Decision-Making In Money And Life”, 24 luglio 2015, Forbes.com
2. Michela Finizio, “Conti correnti, la guerra in Ucraina spinge la corsa dei depositi delle famiglie italiane”, 14 giugno 2022, Ilsole24ore.com
3. “The globalizability of temporal discounting”, 11 luglio 2022, Nature.com
4. “Oro: con timori inflazione torna richiamo del bene rifugio, oncia a 1860 dollari”, 15 novembre 2021, Ilsole24ore.com
5. Video su Economiapertutti.bancaditalia.it