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Nov 2017

Economia comportamentale: cosa cambia dopo il Nobel a Richard H. Thaler?

C’è chi ha parlato di rivoluzione e di uno “schiaffo” ad Adam Smith, e c’è chi ha cercato di smorzare la vasta risonanza sulla stampa di tutto il mondo.

Di sicuro, il Nobel per l’economia a Richard H. Thaler per i suoi studi sull’economia comportamentale ha suscitato un ampio dibattito tra i comportamentisti e gli ortodossi delle teorie economiche classiche.

Comunque la si pensi, il prestigioso riconoscimento è destinato a cambiare le cose.
“Esplorando le conseguenze della razionalità limitata, delle preferenze sociali e della mancanza di autocontrollo, ha mostrato come questi tratti umani influenzano le decisioni individuali e gli esiti di mercato“, si legge nella motivazione della Royal Academy svedese.

Le teorie dell’economista dell’Università di Chicago Booth School of Business hanno spesso fatto storcere il naso ai puristi. Agli Econs, superuomini in grado di scegliere razionalmente secondo il modello perfetto, Thaler, sin dagli anni ‘70 contrappone gli Humans, ovvero persone che fanno scelte sbagliate guidate dall’istinto, informazioni incomplete, giudizi morali. Non solo: Thaler ha dimostrato che gli errori sono talmente diffusi da poter essere previsti ed anticipati.

Il successo tra il grande pubblico arriva con il libro “Nudges”, scritto insieme a Cass R. Sunstein nel 2009. Diventa un best-seller, le pubbliche amministrazioni di tutto il mondo iniziano ad ispirarsi al modello , ma ci voleva il Nobel per legittimare al massimo livello il connubio tra psicologia ed economia.

Decifrare gli errori per pungolare le persone: il pensiero di Richard Thaler

Senza la pretesa di voler analizzare in modo esaustivo il suo pensiero, possiamo sintetizzare il pensiero dell’economista di Chicago in un paio di punti, che sono l’uno conseguenza dell’altro.
Innanzitutto, la novità rispetto alle teorie classiche di Thaler sta nell’aver categorizzato i comportamenti irrazionali nell’ambito di scelte economiche.

In particolare, ha evidenziato:

  • Limiti cognitivi legati al funzionamento della nostra mente. Un esempio è quello che Thaler ha definito la “contabilità mentale”. Per semplificare i calcoli economici, tendiamo a ripartire le decisioni di spesa e risparmio in voci di bilancio separate (casa, abiti, bollette, cibo): ciò semplifica i calcoli, ma induce a non trasferire risorse da una voce all’altra anche quando sarebbe corretto farlo.
  • Difficoltà di autocontrollo. Secondo Thaler, la nostra psiche è in balia di un’eterna lotta tra un pianificatore lungimirante (dottor Jeckyll) ed un dissipatore impaziente (Mister Hyde). A seconda delle emozioni o degli eventi che viviamo prevale l’uno o l’altro: nel primo caso, tenderemo a risparmiare, nel secondo a consumare in eccesso.
  • Condizionamenti etici. Quando il consumatore si rende conto che un’azienda sta approfittando di una situazione di vantaggio per fare profitto, tenderà a non acquistare nonostante abbia bisogno del prodotto. Ad esempio, quando piove, secondo la teoria classica, la domanda di ombrelli aumenta e, di conseguenza, dovrebbe aumentare il prezzo. Ma gli acquirenti potrebbero trovare opportunistico questo incremento tanto da non comprare.

Per questo, molti hanno salutato Thaler come il “rivoluzionario” che manda in soffitta Adam Smith. In realtà, lo stesso Thaler ha spiegato di non aver nessuna intenzione di rinnegare l’economia classica, che considera piuttosto come una tecnologia un po’ vecchiotta, necessaria però come punto di partenza. Lui stesso ritiene anzi l’economia comportamentale come una naturale evoluzione del pensiero classico.

Per spiegare il mondo, le teorie classiche hanno elaborato un modello di homo oeconomicus, ovvero un uomo razionale, egoista, pienamente informato e ottimizzatore, che compie le scelte giuste per raggiungere il suo obiettivo. Un uomo che, evidentemente, non esiste, ma si tratta di una semplificazione verosimile: come scrive John Cochrane, “le persone fanno un sacco di cose stupide. Nondimeno, quando alzi il prezzo dei pomodori, comprano meno pomodori”.

Altri prima di Thaler avevano ampiamente spiegato che le persone sbagliano, che non sono perfettamente informate, che seguono l’istinto e prendono scelte sbagliate. Di fatto, però, questo insieme di comportamenti irrazionali era stato tagliato fuori dai modelli economici tradizionali.

Applicando le teorie comportamentali, attinenti all’ambito della psicologia, Thaler ha decifrato e classificato questi errori.
L’importanza del suo lavoro sta nell’aver evidenziato che le devianze dai comportamenti razionali sono talmente diffuse, comuni e sistematiche, da non costituire più un’incognita. Se alle dinamiche strettamente economiche si applicano le conoscenze sul comportamento, che derivano dalla psicologia, anche i comportamenti irrazionali diventano prevedibili e si possono anticipare, addirittura individuando dei pungoli per indurre le persone a fare la scelta più razionale.

Si arriva così all’altro punto cardine del pensiero di Thaler, al “Nudge” tradotto in italiano come “spinta gentile”, e spiegato nell’omonimo best seller scritto con il giurista di Harvard Cass Sunstein e pubblicato nel 2009. Visto che gli errori che portano a deviare dal comportamento razionale sono noti, sistemici e si possono considerare delle variabili certe, è possibile trovare degli stimoli (la spinta gentile) per condizionare la scelta, pur nel rispetto della libertà personale.

Qui entra in campo, in modo fondamentale, la psicologia: non devono essere messe in campo sanzioni e punizioni, bensì incentivi volti ad adottare determinati comportamenti positivi.
Un esempio? Per incentivare le persone ad un’alimentazione più corretta, in una mensa aziendale sono stati resi più accessibili i cibi sani, mentre quelli spazzatura sono stati posti su scaffali più difficili da raggiungere. Ciascuno è libero di scegliere quello che vuole, ma chi ha disposto i cibi (l’architetto delle scelte) ha giocato sulla propensione a minimizzare gli sforzi per incentivare la scelta più salutare.

Non ordini calati dall’alto, quindi: ma incentivi sufficienti a cambiare i comportamenti delle persone, lasciando liberi di fare le proprie scelte, secondo un approccio definito di “paternalismo liberale”.

Cosa dobbiamo aspettarci dopo il Nobel?

Il Nobel ha avuto il merito di accreditare e legittimare al massimo dei livelli le teorie di Thaler e, in generale, l’economia comportamentale.
A livello accademico, non si potranno di certo ignorare i contributi che tale disciplina ha portato, in termini di conoscenza. Quando si parlerà di razionalità e modelli economici, bisognerà fare i conti con gli errori sistematici evidenziati da Thaler.

Si tratta di un importante passo in avanti rispetto alle teorie classiche, perché consente di avvicinare la teoria alla pratica, l’homo oeconomicus a quello reale.

E’ un segnale importante quello che arriva dall’Accademia di Svezia, che già nel 2002 aveva premiato Daniel Kahneman per la finanza comportamentale. Segno che i tempi sono maturi per aggiornare le teorie economiche, soprattutto se si considera che queste hanno spesso fallito nel loro compito di prevedere l’andamento delle dinamiche economiche.

Ma l’economia comportamentale, anche grazie all’impatto del Nobel, travalicherà probabilmente le aule delle università. I segnali di una grande attenzione al “nudging” e alle sue applicazioni a livello di politica economica si sono già visti. Più di 130 Paesi hanno incorporato l’economia comportamentale nel disegno delle proprie politiche. Barack Obama ha voluto addirittura Sunstein alla Casa Bianca come architetto delle regole nei processi di riforma su energia ed ambiente. Anche in Italia inizia a muoversi qualcosa. Ad esempio, si sta studiando, nella nuova finanziaria, un sistema di sgravi per chi sottoscrive una polizza danni per la casa: una “spinta gentile”, in un Paese con un alto rischio sismico dove solo il 2% del patrimonio immobiliare è coperto da una polizza contro le catastrofi naturali.

Di nudge è pieno anche il mondo del marketing e, forse inaspettatamente, ci sono applicazioni anche a livello più strettamente finanziario. Grande risalto ha avuto, ad esempio, la notizia di un fondo che, lanciato nel 2002 in Belgio, investe seguendo le teorie dell’economia comportamentale e che ha ottenuto grande successo.

Il Nobel costringe tutti, dunque, a riflettere sull’importanza di riconsiderare tutti quei comportamenti apparentemente irrazionali. Thaler ha fornito la chiave per decifrarli e possiamo pensare che, grazie anche alle neuroscienze, il livello di comprensione sarà sempre più profondo.
Probabilmente presto ci saranno più architetti delle scelte, nelle amministrazioni pubbliche e nelle aziende, in grado di individuare pungoli per correggere i comportamenti irrazionali con incentivi studiati sulla base della teoria del comportamento.

Anche l’opinione pubblica, dopo il Nobel, sarà più consapevole del ruolo degli errori; le persone potrebbero essere più interessate a ricercare il supporto e la consulenza di chi è in grado di prevederli e gestirli.

Dopo il Nobel, possiamo aspettarci un futuro con meno sanzioni ed obblighi, e più comportamenti liberamente virtuosi.

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