Se sia l’arte che imita la vita o la vita che imita l’arte è dibattito aperto da secoli. Di certo c’è che la realtà è fonte di grande ispirazione per l’arte, che, da parte sua, prova a raccontarla, a reinterpretarla, scavando nell’animo umano e cercando punti di vista diversi.
Per questo non sorprende che anche il mondo finanziario abbia ispirato la “settima arte”, quella del cinema. Sono decine i titoli che possono entrare nella bibliografia cinematografica della finanza.
Nonostante il linguaggio necessariamente romanzato e l’approccio volto a cogliere gli aspetti più spettacolari, anche a rischio di qualche semplificazione e cliché, il cinema può essere considerato un alleato (più o meno volontario) nel far comprendere concetti e dinamiche del mondo finanziario, avvicinando il grande pubblico a un mondo ritenuto (a torto) lontano dalla quotidianità.
Lezioni di finanza sul grande schermo
Il cinema ha spesso “giocato” con i concetti finanziari, utilizzandoli, di volta in volta, a servizio della narrazione. Così facendo, però, ha portato anche sul grande schermo concetti finanziari complessi, rendendoli fruibili agli spettatori perché contestualizzati nella vita di ogni giorno.
L’esempio classico e probabilmente più celebre lo si trova in Mary Poppins (1964), quando il piccolo Michael, uno dei due bambini al seguito della tata più celebre del cinema, viene accompagnato in banca dal padre per aprire un conto corrente partendo dai suoi 2 penny. Qui il banchiere spiega al bambino che se investe i 2 penny anziché spenderli per dar da mangiare ai piccioni, il suo investimento potrà accrescere il suo “capitale”, che potrà utilizzare per realizzare ciò che vorrà quando sarà cresciuto. Il piccolo preferirà comunque impiegare il suo “capitale” per comprare il mangime, ma in questa breve scena, in modo semplice, viene praticamente introdotto il concetto del tasso di interesse e rendimento.
Per restare nel classico, si può citare il classico natalizio Una poltrona per due (1983). La trama è nota: due anziani affaristi scommettono che riusciranno ad invertire le vite di due persone tra loro molto diverse, un uomo in carriera ed un mendicante finto invalido che vive ai margini della società. L’esperimento riesce in pieno, ma nel finale, le due ignare vittime, diventate alleate, si vendicano dell’esperimento fatto sulla propria pelle, con un’operazione in derivati sul succo di arancia congelato.
Singolare, quindi, come in una commedia per tutte le età venga introdotto un concetto complesso, come quello dei contratti a termine. Questi prevedono che la consegna del bene e il relativo pagamento avvengano ad una data futura prefissata: la differenza tra il prezzo fissato a suo tempo e quello della consegna determina guadagno o perdita. Non era semplice tradurre un concetto così tecnico con linguaggio cinematografico, eppure il film lo fa magistralmente utilizzando i contratti a termine per un happy ending.
Molto divertente è, poi, I Love Shopping (2009), commedia tratta dall’omonimo romanzo best seller, in cui la protagonista, vera pasionaria dello shopping, per errore finisce a lavorare in una rivista di finanza anziché di moda. Riuscirà a cavarsela, spiegando concetti complessi usando il paragone della moda.
Il film è infarcito di concetti finanziari, spiegati con leggerezza e all’interno di contesti quotidiani. Acquistare la sciarpa verde, che diventerà caratteristica della protagonista (la sua rubrica si chiamerà “La ragazza con la sciarpa verde”) diventa, ad esempio, un investimento poiché la protagonista è sicura che il costo sarà compensato dai benefici di indossare qualcosa che la renderà unica.
Celebre anche la scena in cui la ragazza chiede al venditore di hot dog di anticiparle il pagamento in contanti accettando l’assegno, introducendo il concetto di credito con una scenetta divertente e contestualizzata in un ambito quotidiano, a sottolineare che la finanza non è poi così lontana dalla realtà di ogni giorno. Per convincerlo gli propone di comprare tutti gli hot dog, ben 97, ma l’avventore che vede il rischio reale di restare senza panino, paga l’hot dog e dà alla ragazza i contanti.
“Questo vuol dire che ha speso 23 dollari per un hot dog?”, chiede Becky sorpresa. Il giovane (che poi si scoprirà essere il futuro capo) risponde risoluto: “Lei vuole la sua sciarpa ed io il mio hot dog. Costo e valore sono due cose molto diverse”.
Dall’altra parte, il film è anche una lezione sulla gestione del risparmio: la protagonista, infatti, asseconda il desiderio incontenibile di soddisfare nell’immediato ogni desiderio materiale, che la spinge a spendere più soldi di quanti ne abbia, trovandosi in difficoltà: una lezione che mostra quali sono le conseguenze di una spesa senza misure.
Dal cinema si può trarre anche qualche spunto per raccontare le trappole mentali. In Baciato dalla fortuna (2011), il protagonista – Vincenzo Salemme – è un vigile urbano alle prese con una vincita alla lotteria che cade nella trappola della contabilità mentale, perché, di fatto, va sperperare il denaro vinto. Il film è la rappresentazione plastica della propensione a considerare in modo differente il denaro a seconda della provenienza, per cui si registra una propensione al risparmio se il capitale è frutto di risparmi e lavoro, mentre si propende alla spesa quando lo stesso valore deriva, ad esempio, da una vincita.
Storie dal mondo finanziario al cinema, tra stereotipi e rivincite
Come è nella sua natura, il cinema ha raccontato anche l’attualità, cercando di offrire agli spettatori punti di vista differenti rispetto a fatti reali.
Emblematica la vicenda della crisi del 2008, che, per la sua portata globale, non poteva lasciare indifferente registi e sceneggiatori.
Ne è nato un vero e proprio filone, con una produzione particolarmente ricca, che va da pellicole come Inside job (2010) e Too big to fail (2011), che hanno cercato di spiegare i meccanismi della crisi, a film più incentrati su vicende di singoli personaggi, esasperando talvolta alcuni stereotipi come l’affarista senza scrupoli (sulla scia di Wall Street di Oliver Stones del 1987), talaltra evidenziando personalità “anti-sistema” che hanno cercato, a modo loro, di evidenziare le criticità che poi hanno portato alla crisi generale.
In The big short (2015), ad esempio, sono raccontate le tre storie in parallelo di gruppi di diverse persone, tra manager, investitori, dirigenti, che intuiscono le criticità del mercato immobiliare e prevedono lo scoppio della bolla che porterà poi alla crisi finanziaria. Seguendo le loro vicende, si comprende bene il meccanismo che ha portato alla nascita dei Credit Default Swap e le ragioni della crisi.
Pur esasperando alcuni cliché, la bibliografia cinematografica legata alla crisi del 2008 ha comunque avuto il merito di spiegarne i meccanismi al grande pubblico, semplificando concetti e dinamiche complesse.
Dall’altra parte, dal cinema emerge anche il ruolo dell’ambito finanziario come strumento per raggiungere i propri obiettivi, non esclusivamente in termini di arricchimento, ma anche di riscatto sociale e di espressione del proprio potenziale.
Indimenticabile Woopy Goldberg, ad esempio, in Funny Money (1996), dove interpreta una brillante consulente finanziaria di Wall Street, che non riesce a far carriera in quanto donna. Solo inventando l’esistenza di un socio uomo, riesce a far decollare le sue idee, diventando punto di riferimento per tutti gli investitori che, alla fine, dovranno ammettere il suo talento.
Sulla stessa scia ci sono film come La ricerca della felicità (2006) o il più recente The Banker (2020), che evidenziano come una buona conoscenza delle dinamiche finanziarie permette di raggiungere degli obiettivi non solo economici, ma anche di vita.
In generale, il mondo del cinema può essere uno strumento utile per conoscere aspetti e sfaccettature di un settore altrimenti apparentemente molto lontano che, tuttavia, influisce ed impatta direttamente sulla quotidianità.
Il film che ancora manca? Uno degli aspetti forse poco analizzati fino a qui dal cinema, quando si è dedicato al mondo finanziario, è l’impatto sociale di quest’ultimo.
In genere, anche nelle pellicole che abbiamo citato, la narrazione è concentrata sulla vicenda del singolo.
Il settore finanziario, invece, come evidenziato anche dalle Nazioni Unite, ha ed avrà sempre più un ruolo importante, ad esempio, nello sviluppo umano e nella sostenibilità ambientale e sociale: c’è ancora tanto, quindi, da raccontare e da esplorare e nuove chiavi di lettura per la finanza al cinema.