Sono passati poco più di due anni da quando, nel 2017, il gruppo Allianz, di cui Darta Saving fa parte, ha dato vita alla Blockchain Insurance Industry Initiative B3i insieme ad altri quattro attori chiave del settore assicurativo, Aegon, Munich Re, Swiss Re e Zurich. L’iniziativa ha l’obiettivo di valutare le possibili applicazioni della blockchain per aumentare la trasparenza e l’efficienza nei servizi assicurativi e migliorare la customer experience.
Sempre nel 2017, Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS) è stato anche pioniere nell’utilizzo della tecnologia blockchain, sperimentando con successo un programma assicurativo globale captive che include il trasferimento di contanti tra Paesi, in collaborazione con Ernst & Young e l’agenzia digitale Ginetta. “Stiamo attualmente assistendo a molte applicazioni blockchain nel settore dei servizi finanziari e non vediamo l’ora di esplorare il potenziale di questa entusiasmante tecnologia nel segmento delle assicurazioni aziendali” aveva spiegato Hartmut Mai, membro del Consiglio di amministrazione di AGCS. “Il prototipo di blockchain captive è un ulteriore esempio del nostro impegno a sfruttare le nuove tecnologie e promuovere l’innovazione nel settore assicurativo”.
Non è solo il mondo assicurativo ad interessarsi a questa tecnologia. Stando alle previsioni annunciate all’ultimo World Economic Forum, entro il 2025 ben il 10% del PIL mondiale sarà prodotto da attività e servizi erogati e distribuiti attraverso le tecnologie Blockchain1.
Ma cos’è esattamente la tecnologia blockchain? Perché ha suscitato l’interesse del mondo assicurativo? E a che punto siamo con le applicazioni?
Blockchain: cos’è e come funziona la “catena di blocchi”
Di blockchain si parla per la prima volta nel 1991, nell’articolo “How to time-stamp a digital document” pubblicato da Stuart Haber e W. Scott Stornetta sul Journal of Cryptology. È solo nel 2008, nel lavoro di Satoshi Nakamoto2 – pseudonimo dietro cui si nascondono uno o più informatici – che la blockchain emerge come la tecnologia alla base della criptovaluta Bitcoin, in grado di sostituire il controllo a garanzia della bontà della transazione economica, normalmente effettuato da una terza parte, con un sistema decentralizzato di verifica.
Se attorno al Bitcoin, dirompente nel settore finanziario, si è creata inizialmente una certa diffidenza, il nuovo meccanismo della blockchain ha destato invece grande interesse da parte di enti pubblici e privati, che hanno iniziato a studiarlo per valutare le possibili applicazioni anche in campo industriale, sanitario, amministrativo, assicurativo.
La “catena di blocchi” è un database distribuito, strutturato in blocchi di record di dati, collegati tra loro tramite la crittografia in modo che siano non modificabili.
La peculiarità di questo sistema sta nella sua decentrazione. La catena, infatti, non è memorizzata su un solo computer, ma in un cosiddetto ledger, un database diffuso, ripartito tra soggetti indipendenti tra loro: questo rende impossibile modificare i dati eludendo il controllo degli altri.
I dati sono essenzialmente delle transazioni, ovvero delle interazioni di varia natura, ad esempio economica o contrattuale. Per essere memorizzate nei blocchi, queste transazioni devono essere validate, secondo un processo basato sul consenso dei nodi della rete (la maggioranza più uno).
Un esempio pratico può aiutare a capire meglio il funzionamento, nonostante la complessità della blockchain. Immaginiamo di voler creare una playlist musicale con un’app condivisa tra appassionati di musica classica. Ogni volta che aggiungiamo un brano, creiamo una nuova versione della playlist, ovvero un nuovo blocco che contiene la nuova canzone più tutte le precedenti. Poiché è una playlist condivisa, per aggiungere un nuovo pezzo o cancellarne uno, serve l’approvazione della maggioranza dei partecipanti: se c’è, allora si crea un nuovo blocco della catena, che diventa di fatto un archivio condiviso e sicuro. Se qualcuno vuole cancellare un brano, si creerà un nuovo blocco che conterrà l’informazione relativa a quell’eliminazione. Volendo, però, sarà sempre possibile andare a recuperare il pezzo, nei blocchi precedenti. Se qualcuno cambia qualcosa nel registro, condiviso da tutti i partecipanti, tutti gli altri utenti possono vederlo, in modo che le irregolarità non possano mai passare inosservate.
Come si concilia questo sistema con l’esigenza di proteggere la privacy? In realtà il meccanismo della blockchain è costruito in modo tale che, pur essendo pubblico il registro, le informazioni non sono rese pubbliche. In una blockchain la protezione dei dati viene assicurata dalla combinazione di più elementi sia pubblici che privati (la chiave pubblica del mittente della transazione, la chiave pubblica del destinatario della transazione, un hash crittografico, la data e l’ora della transazione) che, solo se messi insieme per volontà degli interessati, possono consentire di collegare le transazioni a singoli individui o organizzazioni. Riprendendo il caso della nostra playlist, tutti possono vedere il brano che viene aggiunto, ma nessuno può sapere chi lo ha aggiunto, a meno che non sia lui stesso a volerlo far sapere.
Quale valore aggiunto per le compagnie assicurative?
Per il settore assicurativo, la possibilità di avere un registro diffuso, in cui i dati sono tracciabili, sicuri e immodificabili, permetterebbe di rafforzare il rapporto di fiducia, essenziale nell’interazione tra compagnia assicurativa, intermediario e cliente.
Nello studio “The First Blockchain Insurer”3, il Boston Consulting Group ha analizzato il potenziale impatto che la blockchain avrebbe sul settore assicurativo se fosse adottata in maniera massiccia. La ricerca ha messo in evidenza sette vantaggi tecnici offerti da questa tecnologia:
- un’unica fonte di informazione per dati tracciabili;
- creazione di record di dati immodificabili, accessibili solo agli interessati;
- rispetto della riservatezza: l’uso della crittografia assicura che i dati possano essere visti solo dai partecipanti – o nodi – che li possiedono;
- resilienza: in caso di malfunzionamento di uno o più nodi, gli altri continuano ad essere attivi;
- efficienza: il costo della gestione dei dati si ridurrebbe sensibilmente;
- transazioni automatizzate e riduzione degli interventi manuali;
- invio delle informazioni in tempo reale: quando le transazioni sono approvate, nuovi blocchi compaiono immediatamente nella catena.
Sulla base di queste caratteristiche, l’utilizzo più promettente della blockchain in ambito assicurativo è quello che fa riferimento agli Smart Contract, contratti intelligenti che “traducono” in codice software il contratto tradizionale e che, in Italia, sono stati inquadrati giuridicamente dal Decreto Semplificazioni 20194. I dati del contratto sono inseriti nei blocchi, che diventano immutabili5. Eventuali contestazioni, dall’una o dall’altra parte, sono facilmente verificabili e ciò impedisce l’insorgere di dispute nell’esecuzione delle diverse fasi di un contratto, ponendo un argine anche alle frodi.
Il grande vantaggio, però, è soprattutto l’automatizzazione delle procedure, che può migliorare la customer experience. Lo Smart Contract è infatti basato su un codice che consente di eseguire in automatico il contratto nel momento in cui si verificano condizioni e clausole. Di conseguenza, sebbene lo Smart Contract abbia bisogno di un supporto legale per la sua stesura, non ne ha bisogno per la sua verifica e per la sua attivazione. Ciò comporta che viene automatizzato il processo di erogazione della prestazione quando si verifica l’evento oggetto dell’assicurazione, semplificando le procedure e riducendo i tempi per l’accesso al beneficio.
Pensiamo ad un’assicurazione contro il rischio di ritardo in un viaggio. Nella forma tradizionale, l’assicurato deve produrre una documentazione che attesta l’effettivo ritardo del servizio, compilare i moduli, farsi rilasciare una certificazione dalla compagnia aerea, presentarla all’assicurazione ed attendere i tempi necessari alla controverifica per poter ottenere la prestazione economica. Con la blockchain, la certificazione del ritardo arriverebbe in automatico all’impresa assicurativa, grazie alla lettura dei dati relativi ai servizi effettivamente svolti dalla compagnia aerea e, sempre automaticamente, si attiverebbe la procedura di risarcimento, che potrebbe essere quasi immediata. Tuttavia, questo può funzionare se tutto l’ecosistema partecipa alla blockchain, e quindi non solo le compagnie assicurative, ma, in questo caso, anche quelle aeree.
Blockchain, le criticità da superare
L’entrata in vigore della nuova normativa di tutela della privacy (GDPR) ha aperto delle criticità nella blockchain. La nuova normativa, infatti, garantisce il diritto all’oblio, per cui cui il cliente può chiedere in qualunque momento alla controparte di cancellare i suoi dati dagli archivi. Come si può combinare questo aspetto con un registro che presenta tra i suoi punti di forza proprio l’immutabilità dei dati, come forma di sicurezza anche contro gli attacchi cyber, che sarebbero tracciati e quindi rintracciabili?
Allo studio c’è ora la “security by design”, che garantirebbe la pseudonimizzazione, ossia il disaccoppiamento dei dati dall’identità individuale, e la minimizzazione dei dati, ovvero la condivisione limitata ai dati assolutamente necessari.
Un altro problema della blockchain è che il sistema può dare il massimo dei risultati solo se tutti gli attori coinvolti in un processo partecipano alla catena dei blocchi, come nell’esempio dell’assicurazione contro il ritardo dei viaggi. Ulteriore preoccupazione degli sviluppatori di progetti blockchain è poi il rischio della centralizzazione, laddove i nodi riescano a coalizzarsi, creando dei domini della maggioranza sulla minoranza.
Si tratta di temi complessi, che vanno studiati e valutati, con le migliori competenze, per poter ottimizzare questa nuova tecnologia cogliendone i vantaggi. Se ne sta occupando anche l’Agenzia per l’Italia digitale, organo governativo impegnata ad elaborare la strategia nazionale da inviare alla Commissione Europea.
Nella misura in cui saranno affrontate e superate le criticità, la blockchain potrà portare – e sta già portando, come dimostra il caso Allianz – importanti elementi di innovazione nel settore assicurativo, fornendo anche ai consulenti un nuovo strumento per rafforzare la fiducia con il cliente.
1. https://www.corrierecomunicazioni.it/digital-economy/blockchain-e-smart-contract-ecco-le-sfide-per-rispettare-il-gdpr/
2. https://bitcoin.org/files/bitcoin-paper/bitcoin_it.pdf
3. https://www.bcg.com/it-it/publications/2018/first-all-blockchain-insurer.aspx
4. https://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2019-03-02/la-via-italiana-blockchain-sicura-e-utile-122242.shtml?uuid=AB8HopYB
5. https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2018/03/06/non-solo-bitcoin-rivoluzione-della-blockchain_rfpzm3eaz1yKXPNulV8rtJ.html