Articolo originariamente pubblicato su ThinkinPark.
Quando ci troviamo ad affrontare un problema complesso o che non abbiamo mai incontrato prima, il nostro atteggiamento standard è quello di ragionare per analogia, cioè cercare di capire come altri hanno gestito la stessa situazione e valutare se applicare qualche piccola variazione a seconda delle circostanze.
Un approccio differente consiste nel ragionare per princìpi primi, cioè scomporre il problema nei suoi elementi costitutivi elementari per poi ricomporli ripartendo dall’inizio. Questa scomposizione e ricostruzione ci consente di comprendere a fondo la situazione, di capire veramente cosa si può e non si può fare con quei mattoncini indipendentemente da quanto è stato fatto da altri in precedenza. Il metodo dei princìpi primi è quindi un modello mentale molto potente per indurci a pensare con la nostra testa, per non farci influenzare dalle convenzioni e dal pensiero comune e per sbloccare il nostro potenziale creativo.
Princìpi primi vs ragionamento per analogia
È possibile fare numerosi esempi per comprendere la differenza tra ragionamento per analogia e metodo dei princìpi primi. Prendiamo il caso della cucina: lo chef è colui che lavora partendo dai princìpi primi, cioè i singoli ingredienti. Attraverso la studio degli ingredienti lo chef riesce a capire come mescolarli tra loro per creare nuove ricette originali. Il cuoco invece, è colui che esegue con grande maestria le ricette create da altri, magari applicando qualche piccola variazione: in questo senso ragiona per analogia.
Nella musica si può partire dallo studio delle singole note (i princìpi primi) oppure iniziare a strimpellare gli accordi di canzoni scritte da altri. È chiaro che la conoscenza delle note conferisce un vantaggio significativo a chi voglia creare nuova musica originale.
Anche negli sport professionistici si parla di due tipi di allenatori: i “maestri”, cioè quelli in grado di capire le basi del gioco, analizzare i singoli movimenti degli atleti e costruire quindi nuovi “schemi” e i cosiddetti “play stealers”, cioè quelli che copiano e ricombinano schemi sviluppati da altri. A differenza di chi copia, i “maestri” capiscono le ragioni per cui è stato costruito uno schema, quando può e non può funzionare, e quindi possono anche più facilmente apportare delle modifiche e analizzare con più efficacia le partite.
Se dobbiamo fare un calcolo complesso, ci costruiamo il nostro personale foglio di excel e costruiamo passo passo tutte le formule oppure ci scarichiamo da internet il modello standardizzato e cambiamo semplicemente gli input?
I bambini hanno una naturale propensione ad utilizzare il metodo dei princìpi primi, perché vogliono realmente capire come funzionano le cose, mentre i genitori sono ormai abituati a ragionare per convenzioni. Di fronte ad una nuova scatola di Lego il genitore prenderà subito le istruzioni (la convenzione predefinita) e le seguirà pedissequamente; il bambino è molto più portato a studiare i mattoncini (i princìpi primi) per capire come possono essere combinati tra loro, e creerà forme diverse, non necessariamente uguali a quelle suggerite dalla scatola.
I princìpi primi e i grandi pensatori
Il metodo dei princìpi primi trova le sue origini nel pensiero filosofico di Aristotele che definì i princìpi primi come i mattoni fondamentali della conoscenza, quelle assunzioni o assiomi che vivono di vita propria e non possono essere dedotte. Secondo Aristotele possiamo affermare di conoscere veramente qualcosa solo se arriviamo alla comprensione dei suoi princìpi primi.
Da Aristotele in poi, il metodo dei princìpi primi è stato adottato come regola di ragionamento da numerosi grandi pensatori. Il dubbio di Cartesio nasce proprio da questo approccio: dubitare in maniera sistematica di qualsiasi cosa fino ad arrivare alla verità che non può essere messa in discussione, cioè i princìpi primi. Il leggendario premio Nobel per la fisica Richard Feynman è conosciuto per il suo modo di sfidare le teorie esistenti: Feynman trascurava come i suoi colleghi avessero risolto un problema, lo scomponeva e poi lo ricomponeva trovando spesso soluzioni alternative, originali e migliori. Questa modalità di azione gli consentiva di comprendere a fondo la materia di studio, senza farsi influenzare dal lavoro degli scienziati che lo avevano preceduto. Come ebbe a sottolineare più volte, il suo segreto derivava dall’aver “imparato molto presto la differenza tra il conoscere il nome di una cosa e il conoscere una cosa.”
“Ho imparato molto presto la differenza tra il conoscere il nome di una cosa e il conoscere una cosa.” (Richard Feynman)
Lo stesso genio di Stanley Kubrick può essere spiegato con l’applicazione del metodo dei princìpi primi. Kubrick, che agiva come un film-maker e non come un semplice regista, aveva scomposto il processo di creazione di un film in tutte le sue componenti fondamentali: l’individuazione della storia, la selezione degli attori, l’ambientazione e i costumi, la regia e il montaggio. La comprensione dettagliata di ciascuna di queste fasi (i princìpi primi di un film) di cui si occupava sempre in prima persona, gli hanno consentito di creare capolavori in generi completamente diversi, dalla commedia satirica alla fantascienza, dall’horror allo psicodramma di coppia.
Elon Musk: l’icona moderna del metodo dei princìpi primi
In un’intervista del 2013 (che puoi vedere qui), Chris Anderson, il creatore di TED, chiede a Elon Musk come una sola persona abbia potuto sviluppare business completamente diversi e ugualmente disruptive come Paypal, Tesla e SpaceX. La risposta di Musk è illuminante e sintetizza il suo modo di ragionare: “Penso ci sia un modello di pensiero molto utile che deriva dalla fisica: il metodo dei princìpi primi, che significa ridurre ogni problema alle sue verità fondamentali e ragionare dal basso verso l’alto a partire da queste verità piuttosto che per analogia. Per gran parte del tempo durante la nostra vita ragioniamo per analogia, che sostanzialmente significa copiare quello che fanno gli altri con qualche piccola variazione… ed è ovvio che sia così altrimenti sarebbe troppo faticoso. Ma quando vuoi fare qualcosa di nuovo, allora devi ragionare diversamente, devi applicare il metodo dei princìpi primi.”
Quando nel 2002 stava ragionando sulla possibilità di creare la sua azienda aereospaziale, Musk cercò di capire quanto sarebbe costato acquistare un razzo: dopo un giro presso i principali produttori, capì che anche razzi con tecnologie ormai superate avevano costi esorbitanti, circa 65 milioni di dollari. La strada di lavorare per analogia, con miglioramenti incrementali a partire dai razzi esistenti, non era percorribile. Allora applicò il metodo dei princìpi primi. Si chiese: di cosa è fatto un razzo? Una lega particolare di alluminio, più titanio, rame e fibra di carbonio. E poi si domandò: qual è il valore di questi materiali sul mercato delle commodity? Scopri che il costo dei materiali di un razzo rappresentavano solo il 2% del prezzo, una proporzione bassissima se confrontata con altri prodotti meccanici (nelle auto è circa il 20-25%). Questo ragionamento lo portò alla conclusione che c’era uno spazio incredibile per ridurre i costi nel settore aerospaziale (a causa delle inefficienze delle agenzie governative che lavoravano con svariati livelli di sub-contractors con il sistema dei “cost-plus”) e che sarebbe dovuto partire ricostruendo pezzo per pezzo una nuova tipologia di razzi. Nel settembre del 2008, 6 anni dopo la sua creazione, SpaceX lanciò in orbita il suo primo razzo Falcon1: il costo totale della costruzione, incluso il lancio, fu di 7 milioni di dollari, una riduzione di circa il 90% rispetto ai costi dei razzi precedenti.
In un’intervista con Kevin Rose, Musk spiega di aver adottato lo stesso approccio quando in Tesla hanno valutato se si sarebbe potuto ridurre significativamente il costo delle batterie. Mentre il pensiero comune era che le batterie erano costose (circa 600 dollari per kilowattora) e sarebbero rimaste tali per molto tempo, Musk si chiese qual era il costo dei materiali (cobalto, nickel etc) se li avesse comprati al London Metal Exchange: circa 80 dollari per kilowattora. Il tema era quindi quello di trovare un modo più intelligente per ricombinare questi materiali (i princìpi primi) e costruire delle batterie molto meno costose di quanto si sarebbe mai immaginato utilizzando l’approccio standard! E proprio su questa intuizione è costruito il successo di Tesla.
Secondo Musk è quindi di grande importanza “vedere la conoscenza come una sorta di albero semantico. Devi essere sicuro di capire i principi fondamentali, cioè il tronco e i rami più grandi, prima di passare alle foglie cioè i dettagli, altrimenti non avranno nulla a cui sostenersi.”
“È importante vedere la conoscenza come una sorta di albero semantico. Devi essere sicuro di capire i principi fondamentali, cioè il tronco e i rami più grandi, prima di passare alle foglie cioè i dettagli, altrimenti non avranno nulla a cui sostenersi.” (Elon Musk)
La lezione dei princìpi primi
Come sottolineato da Musk, per gran parte del nostro tempo ragioniamo per analogia: sarebbe troppo dispendioso applicare sempre la regola dei princìpi primi. Anche in azienda, soprattutto in quelle di grandi dimensioni, è fondamentale avere dei processi chiari e ben definiti.
Tuttavia occorre evitare che i processi si sostituiscano al ragionamento dei singoli: quante volte ci siamo sentiti ripetere “bisogna fare così perchè si è sempre fatto così” oppure “se non lo ha fatto ancora nessuno ci sarà un motivo”. Oppure quando abbiamo gestito male una situazione ci difendiamo spesso dicendo “ma io ho seguito alla lettera la procedura”.
Di fronte ad un problema complesso e ancor più quando vogliamo trovare una soluzione innovativa o iniziare un nuovo progetto, il metodo dei principi primi rappresenta uno strumento molto potente nel nostro arsenale cognitivo. Ci spinge a ragionare con la nostra testa, senza farci condizionare dalle convenzioni o dalle procedure esistenti, e ci consente di individuare soluzioni originali che altrimenti avremmo totalmente ignorato.
Come affermato da Einstein, “se avessi un’ora per risolvere un problema, userei 55 minuti per pensare al problema e 5 minuti per pensare alle soluzioni”: così come fanno i bambini, bisognerebbe spendere gran parte del tempo per studiare i mattoncini del Lego invece di passare subito alle istruzioni di montaggio come fanno i grandi.
“Se avessi un’ora per risolvere un problema, userei 55 minuti per pensare al problema e 5 minuti per pensare alle soluzioni.” (Albert Einstein)
Bibliografia
Anderson, Chris. Elon Musk’s Mission to Mars. Wired, October 2012.
Farnam Street. First Principles: The Building Blocks of True Knowledge. April 2018.