Se vi troverete mai a conversare con un banchiere tedesco o un politico sudamericano, sappiate che per i vostri interlocutori non esiste variabile più temuta dell’inflazione. Il braccio di ferro portato avanti dalla Bundesbank nei confronti di Mario Draghi, quando mise in campo l’arsenale del QE a partire dal 2013, la dice lunga sul terrore che ancora oggi genera la possibilità di avviare una spirale di rialzo dei prezzi attraverso politiche monetarie troppo accomodanti.
I più colti, e coloro che hanno studiato economia, fanno risalire quest’ancestrale paura a quanto accadde durante la Repubblica di Weimar, che nel periodo 1919-1922 vide lievitare i propri prezzi a tassi annui nell’ordine del 500%, e culminò nell’iperinflazione del 1923. In quell’anno il prezzo di un chilo di pane passò da 250 marchi nel mese di gennaio a 400 miliardi di marchi a dicembre. Sì, avete letto bene! Un famoso aneddoto racconta che andando al pub era abitudine ordinare subito due birre, prima che la seconda subisse un aumento del prezzo durante la permanenza nel locale.
Dopo questa doverosa premessa, che probabilmente costituisce la sorgente a cui sempre si alimenta l’impetuosa opposizione tedesca a qualsiasi forma di stimolo monetario a supporto dell’economia, occorre dire che il contesto che vide esplodere questo tragico fenomeno monetario (l’intera ricchezza di tutta la classe media tedesca venne di fatto annientata) è un caso isolato della storia, di fatto imparagonabile al divenire medio del corso della quotidianità, pur se di imperituro monito. Da diversi anni infatti l’economia mondiale soffre del male opposto: la maggior parte dei paesi sviluppati, e l’Eurozona in primis, hanno vissuto lunghi periodi di deflazione, mentre gli Stati Uniti solo da pochi mesi stanno faticosamente risalendo verso valori intorno al 2-2,5%, dopo aver raggiunto minimi intorno all’1%. I livelli odierni, pur rimanendo molto al di sotto della media degli ultimi 20 anni, sono stati accolti con entusiasmo dal mercato, quasi fossero un segnale di ulteriore fiducia nel proseguimento della ripresa economica.
È così che probabilmente va letta in quest’epoca la variabile inflazionistica: non come avvertimento nefasto di un futuro peggioramento economico e di minaccia alla tenuta dei mercati, ma come riflesso positivo della crescita reale e vitale circolazione della moneta nel tessuto produttivo dello sviluppo. Un’inflazione sotto controllo è quanto di meglio ci si possa augurare in economia: prezzi leggermente crescenti che riescano adeguatamente a remunerare sia il capitale che il lavoro, salari leggermente crescenti che possano garantire una capacità di acquisto reale stabile ai consumatori. Non da ultimo tassi di interesse adeguati che possano remunerare gli investimenti senza che sia necessario assumere livelli di rischio eccessivi.
Ecco perché un’inflazione attesa in lieve crescita non solo non va temuta, ma addirittura può rappresentare una ulteriore diversificazione all’interno del proprio paniere di investimento. Tra gli asset obbligazionari moltissimi sono gli strumenti che possono rivelarsi utili e remunerativi in presenza di prezzi crescenti perché ad essi viene agganciato sia il calcolo della cedola che quello del capitale a scadenza. Anche in caso di tassi crescenti è possibile scegliere obbligazioni che corrispondano cedole a tassi variabili. Sul fronte azionario poi il panorama è ricco di alternative interessanti: laddove l’inflazione esprime crescita la scelta dei settori che maggiormente beneficiano della fase espansiva e delle aziende legate ai trend di consumo è solo la più visibile delle opportunità.
In Darta Periodical Solution, sappiamo bene come il comparto Allianz Strategy 50 faccia di queste dinamiche il motore delle proprie performance future, lasciando quindi sereni il risparmiatore e il proprio consulente, liberi di potersi dedicare ad altro.
Per quanto riguarda invece Darta Target Solution, una ripresa inflattiva ma sotto controllo potrebbe rappresentare l’occasione per rivedere i termini della propria volatilità attesa e del proprio orizzonte temporale d’investimento, sempre che non siano mutate le proprie esigenze. Potremmo infatti assistere a condizioni nel tempo ideali per progettare un portafoglio a switch automatico.
Nel caso di Darta Easy Selection, questo contesto potrebbe determinare un aumento delle responsabilità e delle opportunità, per il risparmiatore e il suo consulente. L’ampia gamma di scelte a loro disposizione ben si presta ad interpretare l’attuale scenario prospettico. Non dimentichiamoci però che l’opzione VIP Team potrebbe rivelarsi la più corretta per partecipare al diverso e mutato quadro strategico: affidarsi ai più bravi team di gestori professionali costituisce un valido supporto per la serenità del proprio futuro.