Dopo l’ampio calo dei mercati iniziato a primavera, ascrivibile all’incertezza economica conseguente alla diffusione di Covid 19 e alle misure di lockdown intraprese via via nei diversi paesi, il risparmiatore continua ad avere difficoltà nel capire come stiano andando effettivamente le cose nel 2020 sui mercati finanziari.
Da un lato infatti vi è una percezione generale che i mercati azionari siano in fin dei conti andati abbastanza bene, o che comunque abbiano ampiamente recuperato le precedenti perdite, viste le informazioni e notizie che provengono da stampa e televisione. Dall’altro lato però questa sensazione in molti casi non ha trovato riscontro nei risultati delle scelte d’investimento, non sempre in linea con le notizie.
Osservando infatti l’andamento dei maggiori indici europei, possiamo apprezzare andamenti molto contrastanti, evidenziati nel grafico riportato. Si passa infatti da un -5,89% del DAX tedesco, a un -30,59% dell’IBEX spagnolo, passando attraverso il -20,88% del CAC francese, il -20,45% del nostro Ftse Mib e il -14,51% del paniere europeo Stoxx Europe 6001.
Dunque, come possiamo notare, all’interno di un quadro complessivamente negativo, le performance nazionali in Europa sono molto diverse le une dalle altre.
Passando ai listini americani e mondiali, le cose sembrano invece aver seguito un cammino completamente differente.
Guardando infatti all’indice mondiale MSCI World siamo in perfetta parità o quasi, con un -0,87% da inizio anno, mentre i principali indici americani spaziano notevolmente tra loro: il più noto Dow Jones Index, che annovera tra le sue componenti aziende legate a settori più tradizionali dell’economia, realizza da inizio anno un -6,03%, lo S&P500, che invece si compone sia di settori tradizionali sia innovativi, mette a segno un +2,58%, mentre il Nasdaq100, tipico indice tecnologico e legato ai settori del futuro, segna addirittura un +31,68%.
A titolo di curiosità citiamo anche la Cina con uno dei suoi tanti indici, lo Shanghai Composite, che realizza per ora un +7,29% da inizio anno; un dato interessante vista la pandemia, che proprio in Cina ha avuto la sua genesi e sembrerebbe essere stata efficacemente contrastata.
Gli elementi di riflessione che traiamo da questi dati sono molteplici. Il primo, e forse più importante, è che i numeri evidenziano come oggi non sia indifferente scegliere per i propri investimenti una determinata area geografica, ma soprattutto mettere in atto un’approfondita analisi settoriale.
Diventa quindi sempre più importante essere affiancati da figure professionali esperte in tutta la declinazione delle proprie scelte d’investimento. Fin da subito è determinante la figura del nostro consulente, che ci supporta nell’identificare quale prodotto possa rappresentare al meglio il nostro profilo di rischio e ci consenta di raggiungere al meglio i nostri obiettivi di vita. Successivamente è fondamentale affidarci ai migliori esperti nell’ambito del risparmio gestito confidando nel fatto che possano tradurre queste diversità di comportamento in opportunità.
La seconda riflessione che possiamo fare è invece relativa ai luoghi comuni. Nei trimestri scorsi molti osservatori e commentatori avevano sottolineato le difficoltà economiche del gigante cinese, nonché la potenziale pericolosità degli investimenti più rischiosi (azionario high tech in primis), ovvero quelli a maggior volatilità. A posteriori, la realtà dei fatti ci mostra invece che se nelle difficoltà tutti abbiamo problemi, non è affatto vero che in un secondo momento poi tutti abbiamo la stessa capacità di reazione, anzi. Covid-19 sta probabilmente portando alla luce una piccola rivoluzione industriale in cui nazioni, settori e aziende sono seriamente e velocemente chiamati a recepire i radicali mutamenti in atto e le istanze dell’economia reale. Diventa quindi fondamentale, nell’ambito del proprio profilo di rischio, essere rapidi lettori di questo nuovo modello di consumo e di stili di vita.
C’è inoltre un terzo elemento di riflessione, affascinante e pericoloso nello stesso tempo, legato a come sono costruiti i vari indici di borsa.
Il Dow Jones viene infatti calcolato equipesando un numero fisso di aziende. Ogni azienda al suo interno ha dunque un peso fisso: nel Dow Jones 30, ogni azienda pesa un trentesimo dell’indice; nel Dow Jones 65, che utilizzeremo per la nostra comparazione grafica, ogni azienda pesa un sessantacinquesimo dell’indice.
Molto diversamente sono invece costruiti sia lo S&P500 sia il Nasdaq100, nei quali ogni azienda ha un peso pari alla sua capitalizzazione (ovvero prezzo per numero delle azioni in circolazione).
Partendo proprio dallo S&P500, se ogni azienda fosse equipesata dovrebbe pesare lo 0,20%, mentre l’effetto di un peso legato all’incremento o al decremento del prezzo porta evidentemente a raggiungere un peso sempre più significativo alle aziende che vivono lunghe fasi di apprezzamento dei propri corsi, mentre viceversa diminuisce via via il peso delle aziende che invece subiscono lunghi periodi di calo.
Prendendo spunto dal portafoglio di un ETF che ha l’obiettivo di replicare l’indice S&P500, e grazie ai dati forniti da Mornigstar2, scopriamo che ad oggi l’indice mostra queste componenti:
L’azienda che capitalizza di più, ovvero Apple, pesa da sola ben il 6,45% dell’intero indice invece dello 0,20% che avrebbe se fosse equipesata. Ciò significa che il titolo ha 32 volte il peso che avrebbe se lo S&P500 fosse calcolato come il Dow Jones.
Questa riflessione può ovviamente essere estesa alle altre aziende. Le prime 10 aziende dello S&P500 in totale, dunque, invece del 2% pesano addirittura il 27,73%, oltre un quarto del totale.
Il termine FAAMG, acronimo coniato da Goldman Sachs per individuare le cinque azioni tecnologiche con le migliori prestazioni sul mercato – Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Google (il cui vero nome in realtà è Alphabet) – è ormai conosciuto da tutti. Come possiamo notare oggi queste sono le cinque aziende di maggior peso dello S&P500, con un peso totale superiore al 22%. Oltre un quinto della performance di un indice composto da oltre 500 aziende (per la precisione oggi sono 505) dipende in realtà dall’andamento di sole cinque aziende!
Passando al Nasdaq 100, osserviamo cosa ci dice Morningstar3:
L’azienda che capitalizza di più – ancora una volta Apple – pesa per il 13,29% sull’indice invece che per l’1%: ha cioè 13 volte il peso che avrebbe se l’indice fosse calcolato in modo equipesato come il Dow Jones. Questa riflessione può ovviamente essere estesa alle altre aziende: le prime 10, anziché pesare il 10% sull’indice, pesano il 56,06%.
I titoli FAAMG all’interno del Nasdaq100 sono anche qui le prime cinque aziende per peso, e raggiungono un totale del 45,93%. Nel Nasdaq100, dunque, quasi metà della performance di un indice composto da 100 aziende dipende dall’andamento delle stesse cinque aziende!
Senza dilungarci oltre su queste evidenze, dovrebbe risultare ormai molto chiaro il motivo per cui questi processi siano affascinanti ma anche decisamente rischiosi, proprio per l’elevata concentrazione su singoli settori e singoli nomi. Se da un lato il piacere di aver fatto delle scelte azzeccate ci può far venire l’acquolina in bocca, facendoci pensare che questo sarà un processo ineluttabile e continuativo, magari alimentato da nuove aziende e settori vincenti quali Tesla e l’elettro-mobilità, dall’altro al risparmiatore più saggio può anche venire qualche brivido lungo la schiena, in relazione alla sempre maggiore concentrazione che ha contraddistinto questa lunga fase rialzista dei listini azionari.
Ecco perché è più che mai necessario essere organizzati e utilizzare le opportunità che ci possono venire da Darta Easy Selection, dove si dispone di ben 20 case d’investimento tra cui scegliere. I migliori talenti dei gestori mondiali in competizione diretta finalizzata ad ottenere benefici per il cliente sono una vera e propria rivoluzione nel mondo delle Unit Linked.
Venti tra i migliori gestori del mondo selezionati e messi in competizione tra di loro affrontano il mercato con le stesse chiare e semplici regole, avendo infatti gli stessi limiti e lo stesso unico obiettivo:
- Asset Allocation e market view mensili;
- Limiti alla selezione dei propri fondi minimo 3, massimo 15;
- Livello di volatilità massima consentita 10%.
In un mondo che sembra così grande e che in realtà, per lo meno sui mercati finanziari, è così piccolo, così concentrato e potenzialmente volubile, grazie a Darta Saving e ai suoi consulenti si conferma l’opportunità di costruire qualcosa di importante per il nostro futuro.
A posteriori tutte le decisioni di investimento sembrano semplici, ma è a priori che questa vanno prese, verificate, portate avanti o modificate. In un mondo in rapida evoluzione, la mole di informazioni da tenere sotto controllo è semplicemente eccessiva per chi non è del mestiere. Solo case di investimento esperte e quotidianamente impegnate sul campo possono esaminare questo flusso continuo di dati e notizie, distinguendo dal semplice rumore di fondo le variabili chiave che determineranno le prossime evoluzioni.
1. Dati in base alle chiusure del 25 settembre, grafici realizzati grazie a FIDA Workstation
2. Dati da www.morningstar.it
3. Dati da www.morningstar.it