“Il passo del cambiamento non è mai stato così veloce – e non rallenterà”. Così il Primo Ministro Canadese Justin Trudeau, nel 2018, descriveva la rapidità dell’avanzamento con cui sta cambiando il mondo. Cinque anni dopo, si può dire che la velocità sia effettivamente la cifra dominante della nostra epoca, alimentata da globalizzazione e digitalizzazione.
Allo stesso tempo, abbiamo imparato che ogni cambiamento porta con sé opportunità e rischi. Emblematico è proprio il caso della digitalizzazione: il web ha aperto nuove frontiere nell’ambito della comunicazione, del lavoro, dello studio, ma, al tempo stesso, ha reso tutti più vulnerabili, perché potenzialmente esposti agli attacchi cyber che possono creare danni enormi, dal furto di dati personali al blocco di intere attività economiche.
Le grandi trasformazioni degli ultimi decenni, di fatto, non hanno dunque cambiato il tradizionale bisogno di protezione, che da sempre accompagna la storia dell’umanità e che, nel corso dei secoli, ha portato alla nascita ed allo sviluppo di strumenti quali le stesse assicurazioni. Tuttavia, alla velocità dei cambiamenti non è corrisposto un altrettanto rapido adeguamento del sistema di tutele dai rischi, soprattutto da quelli emergenti.
Protection gap: popolazione mondiale esposta per 2,8 trilioni di dollari
Il protection gap è inteso come la differenza tra la necessità di protezione che una persona avrebbe alla luce dei possibili rischi che possono impattare sulla sua capacità di affrontare le spese e la copertura, pubblica e privata, di cui beneficia nel concreto.
L’indicatore è molto utile per capire qual è lo stato di incertezza a livello di singolo Paese o globale, andando al di là delle percezioni. D’altra parte, calcolarlo non è un’operazione semplice, perché le variabili in campo sono tantissime e non tutte facilmente misurabili.
Tra i lavori considerati più attendibili c’è quello fatto dalla Global Federation of Insurance Association1, realtà costituita da membri che, insieme, coprono l’89% dei premi assicurativi totali nel mondo. La GFIA ha indagato i principali fenomeni che possono mettere a rischio la stabilità di individui e organizzazioni (pubbliche e private), stimando anche il valore del protection gap globale.
Il lavoro della GFIA è considerato fra i più interessanti, in quanto nella sua metodologia tiene in considerazione i contributi non solo del mondo assicurativo (ad esempio, il valore delle polizze che ogni persona ha attivato per proteggersi dai rischi), ma anche il ruolo degli Stati, che, in varia misura, possono intervenire per ripristinare la stabilità finanziaria di privati e aziende, con impatti positivi sulla comunità.
Lo studio individua quattro rischi, frutto di altrettanti megatrend, per fare un quadro qualitativo e quantitativo del deficit di protezione.
Cyber Risk
Come si diceva, l’avanzamento tecnologico, in particolare digitalizzazione e automazione, è uno dei trend più impattanti degli ultimi decenni, che sta portando cambiamenti radicali sulla modalità di fare business e sulla connessione fra le persone.
L’uso dei dati, ad esempio, sta rivoluzionando il modo stesso di fare impresa, ma può anche mettere a rischio la privacy delle persone. L’interconnessione e la digitalizzazione crescono, infatti, di pari passo con il rischio cyber.
Rispetto a questo rischio, c’è un gap di protezione che la GFIA valuta in 900 miliardi di dollari a livello globale.
Il cyber protection gap è, in sostanza, la differenza tra l’esposizione economica totale della perdita diretta derivante da cyber attacks (danni alla rete, lesioni personali, pagamento di riscatti, sostituzione dei software) e le perdite coperte approssimativamente con il volume globale dei premi per la cyber assicurazione. A questo andrebbe aggiunto un secondo ordine di perdite, frequentemente osservato ma difficile da quantificare, come il danno reputazionale di chi subisce un attacco cyber o, addirittura, perde dati riservati dei clienti.
Il valore del cyber protection gap è destinato a crescere: ci si aspetta, infatti, che cresca nel tempo la copertura assicurativa rispetto ai rischi cyber, ma la velocità della digitalizzazione e la sua pervasività sono terreno fertile per il parallelo aumento dei cyber attacks.
Rischio pensionistico
Secondo la GFIA, il protection gap in ambito previdenziale è definito come la differenza tra i risparmi necessari a sostenere un ragionevole standard di vita (65-70% del reddito) per la prossima generazione di pensionati e i ricavi attuali che entrano nel sistema.
La stima è che il global pension gap sia di 1 trilione all’anno ed è destinato a crescere. I cambiamenti demografici stanno, infatti, ponendo una pressione senza precedenti sul sistema delle pensioni, richiedendo di sostenere più persone in età non lavorativa. Da un lato, il calo demografico porta ad avere sempre meno forza lavoro a garantire la copertura per le pensioni. Dall’altro, l’aumento dell’aspettativa di vita richiede maggiore spesa pubblica.
Il pension gap differisce tra i Paesi a seconda dei diversi schemi di finanziamento, benessere della popolazione, aspettativa di vita, normativa, ma il tema è trasversale ed è destinato ad interessare tutte le società col crescere dell’aspettativa di vita.
Protection gap nella salute
Il divario di protezione della salute può essere stimato osservando la spesa out-of-pocket (quanto le persone pagano di tasca propria per l’accesso alle cure) e le spese evitate perché considerate “inaccessibili” alle loro tasche: questo porta ad una stima tra fra 0,8 e 4 trilioni di dollari all’anno.
Gli enti pubblici e privati investono ingenti somme di denaro nel progresso delle capacità mediche ogni anno e si stanno compiendo progressi sostanziali, comprese nuove cure e tecnologia medica.
Tuttavia, in tempi di cambiamenti demografici, tra cui l’invecchiamento della popolazione, l’aumento della morbilità e le crescenti esigenze di assistenza sanitaria nei mercati emergenti, la spesa pubblica per le cure sanitarie rischia di non esser più sostenibile per il welfare pubblico. Una conseguenza potrebbe essere l’aumento delle diseguaglianze tra chi può accedere all’assistenza sanitaria e chi resta indietro.
Cambiamenti climatici e catastrofi naturali
Non da ultimo, ci sono cambiamenti climatici che hanno effetto sulla salute, ma anche sulla società, poiché temperature sempre più elevate spingono le migrazioni. Inoltre, gli eventi estremi e potenzialmente distruttivi comportano un rischio per la vita delle persone.
Gli eventi NatCat sono catastrofi causate da fenomeni naturali (ad esempio inondazioni, terremoti, tsunami), accelerati da cambiamenti climatici e modelli di sviluppo globale (ad esempio, aumento delle persone che vivono in aree ad alto rischio).
L’attuale gap di protezione dei NatCat è stimato sulla base delle perdite economiche derivanti dai NatCat attualmente non coperti da assicurazione.
Secondo l’analisi della GFIA, il numero di perdite di NatCat è stimabile in 100 miliardi di dollari all’anno, con un aumento in media del 5% all’anno negli ultimi 50 anni. Si tratta di un punto focale per i governi e il settore privato, in particolare a causa del legame con il cambiamento climatico, nonché del limitato adattamento e mitigazione.
Assicurazioni e protezione globale
Tutti insieme, questi megatrend causano cambiamenti dinamici nel panorama del rischio, generando un protection gap globale, stimato dalla GFIA in oltre 2,8 trilioni di dollari, pari al 3% del PIL globale.
A fronte di questo quadro, si conferma cruciale il ruolo del mondo assicurativo che, insieme al sistema pubblico, può contribuire ad aumentare la copertura dai rischi, con benefici che non sono solo per il singolo.
Un ruolo, questo, che era stato evidenziato anche dalle Nazioni Unite, che, a fronte del calo dell’indice di Sviluppo Umano, hanno individuato proprio nel mondo assicurativo la forza che può contribuire a creare stabilità a livello globale.
Ovviamente eliminare il rischio tout court è impensabile. Quello che si può fare è prevederlo e gestirlo, evitando che un imprevisto (cyber risk, catastrofi naturali) o dinamiche globali (andamento demografico, cambiamenti climatici) compromettano la capacità reddituale di milioni di persone.
Per loro stessa natura, le compagnie possono infatti studiare nuove soluzioni per accrescere la protezione del patrimonio rispetto ai rischi legati ai megatrend in corso e, in qualità di investitori istituzionali, valorizzare attività e progetti che possano aiutare a mitigare tali rischi, grazie all’impegno per la sostenibilità sociale ed ambientale.
1. “Global protection gaps and recommendations for bridging them”, GFIA