Fino a qualche anno fa, per i non addetti ai lavori era difficile imbattersi in temi finanziari, affrontati generalmente da giornali di settore, siti web specializzati o eventi ad hoc. Solo il cinema aveva fatto alcune “incursioni” in ambito finanziario, soprattutto per raccontare vicende o personaggi legati in qualche modo alle dinamiche delle crisi mondiali.
Di fatto, per molto tempo il racconto dei temi della finanza ha oscillato tra l’informazione specialistica, pensata per gli esperti, e la narrazione di casi estremi, in genere negativi, rivolta al grande pubblico. In questo modo, è rimasta scoperta quella parte di divulgazione destinata ai non addetti ai lavori che mira a diffondere consapevolezza su investimenti, gestione dei risparmi, pianificazione finanziaria, coperture assicurative. E forse non ci si sarebbe posti il problema di andare a colmare questa lacuna, se non fosse stato per due fattori fondamentali: la crisi del 2008 e la diffusione degli strumenti digitali.
Formazione e digital: così è cambiata la comunicazione finanziaria
Proprio la crisi globale del 2008 ha acceso i riflettori su un aspetto fino ad allora rimasto sottovalutato, ovvero la scarsa alfabetizzazione finanziaria, che creava il terreno fertile per crisi economiche innescate da dinamiche di investimento non sostenibili. Del resto, se negli Stati Uniti i mutui subprime avevano trovato spazio era anche perché in molti non avevano capito di cosa si trattasse. In questo senso, l’educazione finanziaria diventa una sorta di “vaccino” globale, necessario a prevenire nuove crisi di questo tipo che, accelerate dalla globalizzazione, impatterebbero sull’economia reale, sul mercato del lavoro e sulla stabilità stessa della società.
In Italia, in particolare, questa consapevolezza ha dato il via all’iter che ha portato a promulgare nel 2017 la legge che rende obbligatoria l’educazione finanziaria sia tra gli adulti che tra gli studenti. Una svolta per un Paese che, secondo le rilevazioni Ocse, è agli ultimi posti per quanto riguarda la conoscenza anche dei più semplici temi finanziari, dal concetto di interesse a quello di orizzonte temporale. Le ragioni di questo ritardo sono storiche: tradizionalmente, infatti, nei Paesi in cui è lo Stato ad occuparsi di previdenza, sanità e in generale di welfare, i cittadini avvertono meno l’esigenza di imparare a gestire e pianificare il proprio patrimonio.
La legge del 2017 ha avuto il merito di innescare un processo virtuoso di educazione diffusa e continua, i cui effetti si vedranno concretamente nel tempo e che ha già registrato un moltiplicarsi di iniziative prima impensabili, nelle scuole e non solo.
Tuttavia, la vera chiave per arrivare al grande pubblico è il web, che ha introdotto un cambiamento epocale mettendo a disposizione strumenti che permettono di raggiungere in modo capillare e personalizzato un pubblico potenzialmente mondiale. Questo ha aperto nuove opportunità anche per il mondo finanziario che, a partire dalla grande crisi del 2008, ha appunto sentito l’esigenza di cambiare il modo di raccontarsi e creare cultura.
Se la pervasività dello strumento digitale è un’opportunità, d’altro canto riuscire a catturare l’attenzione del pubblico nel mare magnum del web è una sfida non indifferente. Ed è qui che la forma diventa sostanza: nel momento in cui la comunicazione dei temi finanziari entra nell’arena del web, è necessario individuare linguaggi nuovi, capaci di interessare gli utenti.
Pillole di finanza: così nascono le webserie
In questo contesto, una delle forme comunicative più innovative e disruptive sono le webserie. Uno strumento poco canonico per il settore finanziario, che permette di raccontare attraverso delle storie i grandi temi dell’economia e della tutela assicurativa.
Il Gruppo Allianz – da sempre attento a fare informazione e formazione attraverso una molteplicità di canali – ha già usato questo particolare strumento comunicativo, esplorando attraverso una webserie il tema molto delicato della non autosufficienza1.
Inoltre, Allianz Global Assistance ha promosso la serie “From Zerba with Love”2 con cui ha raccontato le diverse sfumature del viaggio, attraverso le storie di sei diverse personalità che vivono nel paesino più longevo d’Italia, Zerba appunto, che accompagnano lo spettatore nelle loro vite.
Il caso più emblematico, però, di webserie su temi finanziari è quello di “Civico 101 via delle Finanze”3, pensato e proposto nell’ambito della strategia nazionale per l’educazione finanziaria e sovvenzionata anche dalla Commissione europea. In 11 episodi, la webserie affronta temi come la pianificazione delle spese, la gestione dei primi risparmi, la scelta di un mutuo o una copertura assicurativa, la pensione.
Anche Banca d’Italia si è rivolta al linguaggio delle serie web per spiegare la finanza4, con video in pillole che raccontano gli errori più comuni legati a bias comportamentali.
Perché anche ai più alti livelli istituzionali si è pensato a questo nuovo linguaggio? Alla base c’è la forza del racconto cinematografico, capace di far identificare lo spettatore con i protagonisti: un meccanismo immediato ed empatico che favorisce la trasmissione di concetti complessi, aiutando a diffondere informazione.
Altro vantaggio è la capacità di avvicinare il mondo finanziario alla quotidianità: attraverso situazioni comuni di vita famigliare e lavorativa, è più semplice mostrare quanto temi apparentemente distanti – come ad esempio il calcolo dell’interesse – possano in realtà incidere su scelte presenti e future.
Basterà a colmare il gap sull’educazione finanziaria? Ovviamente una webserie non è sufficiente per raggiungere un obiettivo tanto complesso, ma certamente si tratta di uno strumento innovativo, che delinea l’evoluzione del modo di comunicare il mondo finanziario.
1. https://www.youtube.com/watch?v=k_Enkp3d2Cw&t=2s
2. “Viaggiando s’impara: From Zerba with love”, Allianz-assistance.it
3. Webserie “Civico 101, via delle Finanze”, Quellocheconta.gov.it
4. “Le trappole comportamentali”, Economiapertutti.bancaditalia.it