Sarà la storia a dirci se gli Stati sapranno tener fede agli accordi di Glasgow per il clima, ma certamente la COP26 è stata diversa dalle precedenti conferenze per il clima.
La consapevolezza dell’interconnessione tra ambiente e salute, messa in evidenza dalla pandemia, l’allarme rosso per l’innalzamento delle temperature lanciato dall’Ipcc1 e la pressione sempre più forte dei movimenti giovanili internazionali hanno acceso i riflettori di media ed opinione pubblica sulla COP di Glasgow come mai era accaduto con le precedenti 25 conferenze per il clima.
Sarà una “bolla” di interesse destinata a sgonfiarsi? Probabilmente no, perché gli eventi estremi che si verificano ad ogni latitudine con sempre maggiore frequenza evidenziano l’urgenza di introdurre cambiamenti per raggiungere l’obiettivo più ambizioso dell’accordo, ovvero mantenere il riscaldamento globale sotto gli 1,5 gradi dai livelli pre-industriali contro i 2 gradi dell’Accordo di Parigi del 20152.
Passare dalla teoria alla pratica sarà tutt’altro che semplice. La transizione energetica, che dovrà essere messa in campo da Stati ed aziende per passare da fonti fossili a fonti rinnovabili, implica trasformazioni radicali a impianti, infrastrutture, e in generale alle modalità di produzione e consumo. In questo contesto, il mondo assicurativo avrà un ruolo primario sia per la sua capacità di gestire il rischio sia come investitore istituzionale.
La nuova sfida: “assicurare” la transizione energetica
Ogni cambiamento, per quanto auspicato, porta con sé una serie di incognite. Oggi conosciamo il mondo alimentato con combustibili fossili e il suo funzionamento, ma non sappiamo come sarà quello alimentato da fonti rinnovabili. Sicuramente, per mantenere il riscaldamento globale nei limiti di 1,5°C serviranno nuove tecnologie e nuovi sistemi infrastrutturali mai usati prima. Questa incertezza potrebbe rallentare, se non addirittura fermare, la transizione ecologica, in quanto può frenare chi deve investire in soluzioni innovative ancora in sperimentazione, e chi deve applicarle, come le aziende.
Valutare e gestire i rischi relativi alle nuove tecnologie necessarie per andare verso l’economia a emissioni zero: questo sarà il ruolo del mondo assicurativo, che diventerà fondamentale nel facilitare gli investimenti e l’implementazione su larga scala delle soluzioni innovative per la transizione ecologica.
Questo aspetto è emerso con forza nella conferenza organizzata, in vista della COP26, da Geneva Association – il think tank internazionale del settore assicurativo, nel cui board è presente anche Allianz – insieme a OCSE, a cui hanno partecipato rappresentanti di governi, Nazioni Unite, World Economic Forum3.
Nel corso dell’incontro è stata delineata una nuova sfida per il mondo assicurativo, ovvero quella di poter assicurare i rischi legati alla transizione tecnologica, accompagnando governi, società e operatori economici in questa delicata fase di trasformazione, in cui la lotta al riscaldamento globale si intreccia con la ricostruzione post-Covid e i disequilibri sociali generati proprio da pandemia, cambiamenti climatici e globalizzazione.
Usando il proprio expertise su analisi dei dati, gestione, prevenzione e valutazione economica dei rischi, le compagnie assicurative saranno un tassello imprescindibile nell’abilitare in particolare le innovazioni tecnologiche necessarie ad accelerare la decarbonizzazione e raggiungere i target previsti per contenere il cambiamento climatico.
Dopo il rischio climatico e quello pandemico, con la COP26 questo tema è destinato a diventare cruciale nel dibattito assicurativo: non a caso, Geneva Association avvierà un’apposita ricerca dedicata al tema “‘Innovating insurance solutions for de-risking climate technologies towards net zero”.
Investimenti sostenibili, il mondo assicurativo è già partito
Vista la rilevanza dei capitali che serviranno per assicurare la transizione energetica e, in generale, un modello di produzione più sostenibile, il settore assicurativo avrà un ruolo sempre più cruciale anche come investitore.
Senza l’apporto di capitali privati, del resto, sarà impensabile realizzare gli obiettivi prefissati a livello europeo e globale: secondo quanto comunicato dalla stessa presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, per raggiungere gli obiettivi di contenimento del riscaldamento globale servono ogni anno investimenti pari al 2,5% del PIL mondiale solo per intervenire sulle fonti energetiche.
Secondo Bloomberg Nef4, nel 2020 gli investitori hanno già allocato oltre 500 miliardi di dollari nelle società coinvolte nella transizione energetica, il doppio rispetto a dieci anni prima.
La maggiore sensibilità degli investitori rispetto al tema si registra in Europa. Per la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, “l’Europa è diventata la casa degli investimenti sostenibili”5: il mercato europeo dei green bond, ad esempio, ha ormai raggiunto i mille miliardi di euro, il doppio rispetto a quello americano e il triplo rispetto all’Asia-Pacifico.
Come investitori istituzionali, le assicurazioni possono favorire la finanza sostenibile incentivando direttamente le aziende a fare passi avanti in materia di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (Esg), premiando quelle meritevoli e fornendo credito a quelle aziende e startup che nascono da una genuina ambizione sostenibile, determinando un vero incentivo al cambiamento.
Investire in sostenibilità: la soluzione Easy Selection
Essendo parte del Gruppo Allianz, tra i pionieri della sostenibilità, Allianz Darta Saving ha già una tradizione consolidata di investimenti sostenibili.
Un esempio è Darta Easy Selection: questa soluzione assicurativa prevede un’ampia gamma di fondi, tra cui molti riconducibili agli articoli 8 e 9 del regolamento UE 2019/2088, noto noto come SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), che ha definito nuove regole per comunicare le informazioni sui servizi finanziari, uniformando a livello europeo le modalità con cui gli operatori integrano i rischi e le opportunità legate alla sostenibilità nelle loro decisioni e raccomandazioni di investimento. L’articolo 8, in particolare, riguarda prodotti finanziari che promuovono caratteristiche ambientali o sociali, o una combinazione di tali caratteristiche, a condizione che le imprese in cui gli investimenti sono effettuati rispettino prassi di buona governance; l’articolo 9 attiene invece ai prodotti finanziari finalizzati ad investimenti sostenibili.
Costante l’attenzione che Darta pone alla selezione di comparti d’investimento valutati con i maggiori rating ESG possibili, come testimoniato dal recente ampliamento della gamma Allianz con l’inserimento di 3 nuovi comparti, dei quali 1 obbligazionario flessibile green, valutato 5 stelle Morningstar, per offrire l’opportunità di costruire un portafoglio efficiente e sostenibile.
1. “IPCC report: ‘Code red’ for human driven global heating, warns UN chief”, 9 agosto 2021, https://news.un.org
2. Stefano Secondino, “Cop26, che cosa è stato deciso alla conferenza”, 15 novembre 2021, Ansa.it
3. Comunicato stampa su Genevaassociation.org
4. https://about.bnef.com/
5. Discorso su https://ec.europa.eu/