Il 2021 è iniziato senza la temuta Hard Brexit, ossia l’uscita del Regno Unito dall’Europa senza accordo, che avrebbe potuto provocare disastrose conseguenze economiche e finanziarie.
Le premesse per un esito negativo delle trattative c’erano tutte, visto che per mesi le parti hanno negoziato senza arrivare ad un accordo. Con la Hard Brexit, Regno Unito e Unione Europea avrebbero iniziato a commerciare alle condizioni della World Trade Organization, con l’introduzione di tariffe e di conseguenza aumenti significativi del costo delle merci importate. Inoltre, il No Deal avrebbe segnato negativamente i futuri rapporti anche su temi importanti come la sicurezza, l’intelligence, la lotta al cambiamento climatico, la ricerca – basti pensare a quella sui vaccini per il Covid-19.
L’accordo è invece arrivato in extremis, alla vigilia di Natale, e il temuto scossone sui mercati finanziari non si è verificato. Tutto risolto, dunque? Non proprio. L’accordo di Natale, infatti, non chiude la partita Brexit – né a livello di contenuti né per quanto riguarda l’iter di applicazione – e non cancella le incertezze sulle temute conseguenze di questa separazione.
I contenuti dell’accordo e l’impatto sui servizi finanziari
Dal 1° gennaio 2021, di fatto, il Regno Unito ha assunto lo status di Paese terzo rispetto all’Unione Europea. I rapporti tra i due Stati sono regolati alla luce del Trade and Cooperation Agreement (Tca) del 24 dicembre, un accordo commerciale che si configura come un trattato internazionale e definisce la “cornice” delle relazioni tra i due Stati. Nonostante le oltre 2000 pagine di testo, i contenuti trattati non entrano nello specifico di molti dossier, demandando a negoziati futuri il compito di dipingere il “quadro” all’interno della cornice del Tca.
Inoltre, per alcuni temi su cui l’accordo entra nello specifico della regolamentazione, come ad esempio la pesca, le indicazioni non sono definitive. Sulla possibilità che i pescherecci europei possano continuare a pescare nelle acque britanniche – punto su cui si era arenata la querelle, per ragioni più politiche che economiche – si è optato in effetti per una riduzione progressiva del pescato nei prossimi cinque anni e mezzo. Dopo questo periodo di transizione, il Regno Unito potrà tornare ad avere il pieno controllo delle sue acque, ma l’accesso dei pescherecci europei in acque britanniche verrà regolato necessariamente da futuri negoziati, il cui esito è incerto: se la questione sarà politicizzata, come è avvenuto nei mesi scorsi, la pesca potrebbe tornare ad essere un punto di contrasto.
Restano ancora da scrivere accordi precisi su argomenti molto importanti: ad esempio, rimane aperto il dossier della difesa, per cui è definita una generica volontà di collaborare che andrà approfondita.
Stessa cosa dicasi per i servizi finanziari, punto cruciale per il futuro di Londra, per i quali il Tca prevede la stipula di un Memorandum of understanding sulla cooperazione regolamentare. Questo comporta che, dal 1° gennaio 2021, il grado di accesso reciproco ai mercati sia drasticamente ridotto rispetto a quanto consentito in precedenza dal principio del mutuo riconoscimento in ambito europeo, con l’accesso al mercato regolato dalle norme comunitarie e nazionali in materia.
Gli effetti dell’assenza di uno specifico accordo si vedono anche nel settore assicurativo. Dal 1° gennaio 2021 le imprese di assicurazione e gli intermediari assicurativi britannici non possono più operare in Italia salvo che non siano autorizzati dall’IVASS come operatori di uno Stato non aderente all’Unione europea. Gli intermediari assicurativi britannici non autorizzati hanno dovuto cessare ogni attività di distribuzione assicurativa, mentre le imprese di assicurazione britanniche non potranno più stipulare nuovi contratti né rinnovare quelli esistenti. Deve comunque essere assicurata la corretta esecuzione dei contratti assicurativi in essere, in termini di gestione dei sinistri, pagamenti, riscatti e recessi.
Brexit: un cammino ancora lungo
Il 2021 sarà certamente un banco di prova importante per valutare lo sviluppo dei rapporti tra Regno Unito ed Europa.
Il Tca, infatti, è entrato in vigore il 1° gennaio ma solo in forma provvisoria. Per rendere concreto l’accordo manca il passaggio al Parlamento inglese, che dovrà avvenire entro fine anno e non sarà necessariamente una mera formalità. Meno impervia dovrebbe essere l’approvazione dell’accordo in Europa, sia a Bruxelles che all’interno di ogni singolo Stato. Questi passaggi, tra l’altro, non chiuderanno Brexit, perché i contenuti dell’accordo sono ancora tutti da scrivere, entrando nel merito dei singoli dossier.
La complessa architettura decisionale prevista dal trattato fa presagire che ogni futura trattativa richiederà molto tempo.
La governance del trattato è stata infatti affidata a una gerarchia di organi, ognuno dei quali diretto da rappresentanti dell’Unione Europea e del Regno Unito, che prenderanno ogni decisione di comune accordo. Si va dal Partnership Council di livello ministeriale, al Trade Partnership Committee passando per i dieci Trade Specialised Committees e gli otto Specialised Committees. Si aggiungono poi quattro Working Group – che possono crearne altri – e un’eventuale Parliamentary Partnership Assembly.
Sull’implementazione del Tca e su ogni altro accordo futuro, le parti poi dovranno consultare i gruppi di advisory locali e le organizzazioni della società civile.
Questa lunga catena deliberativa e la necessità del mutuo consenso per ogni punto trattato fanno temere una certa lentezza nelle scelte, soprattutto nel caso di tensioni politiche tra le due parti. La sensazione è che sia l’approvazione del Tca sia le future trattative saranno inoltre influenzate dagli stessi fattori che hanno impattato sull’accordo del 24 dicembre.
L’avvicendamento alla Casa Bianca, infatti, ha giocato un ruolo importante: l’arrivo di un presidente democratico e contrario a Brexit ha fatto intravedere al governo inglese un pericolo concreto, in caso di no-deal, di crisi economica e isolamento politico.
Tuttavia, la crisi sanitaria in atto – aggravata dalla scoperta della variante inglese di Sars-Cov2 – è stata probabilmente l’elemento decisivo che ha portato il primo ministro Boris Johnson a sbloccare le trattative arenate, facendo concessioni favorevoli a Bruxelles. Ma che succederà se, con l’avanzare della vaccinazione, l’epidemia dovesse retrocedere nel Regno Unito e aggravarsi in Europa? Cambieranno i rapporti di forza?
Come affrontare l’incertezza sui mercati
Brexit si configura, dunque, come una partita ancora aperta. Se è vero che l’accordo di Natale ha consentito di tirare un sospiro di sollievo, evitando forti scossoni sui mercati ad inizio anno, Brexit continua a rappresentare un’incognita per il futuro. La maggior parte dei report degli analisti vede ancora Borse solide in questo inizio del 20211, ma gli effetti economici e finanziari sono tutti in divenire.
In base al Tca, il Regno Unito dovrà attenersi a regole di mercato simili a quelle europee, perché l’accordo prevede condizioni tali da non permettere la concorrenza sleale. Sarà, dunque, da valutare l’impatto sul PIL: il Parlamento inglese accetterà un accordo che penalizza l’economia nazionale? Cosa succederà alla sterlina? Come reagirà Londra, cuore europeo della finanza? Il Regno Unito riuscirà a mantenere lo stato di grande potenza, rafforzando le sue relazioni extra UE? E l’Europa ne uscirà indebolita per la perdita di uno dei suoi membri più autorevoli, o riuscirà a rafforzarsi, realizzando finalmente l’integrazione politica a cui il Regno Unito si è sempre opposto?
In sostanza, le domande sorte con la vittoria del “Leave” al referendum non hanno ancora trovato una risposta, perché Brexit ha aperto scenari inediti, valutabili solo nel medio e lungo periodo. Non si tratta di questioni di poco conto, ma di temi che possono influenzare in modo importante l’andamento dei mercati, con ripercussioni sulle scelte finanziarie di ogni investitore.
Un contesto così complesso e caratterizzato da una molteplicità di variabili interconnesse fra di loro è tutto il contrario della stabilità tanto ricercata dai mercati. Tuttavia, la storia degli ultimi anni ha insegnato che le incertezze non si possono cancellare, ma si devono gestire con professionalità e competenza, per minimizzare i rischi e cogliere le opportunità.
1. Alfonso Neri, “Mercati, 2021 alla prova, con Brexit e corsa vaccini”, 2 gennaio 2021, Ansa.it