Nelle ultime settimane i movimenti delle valute hanno destato l’attenzione e qualche volta la preoccupazione degli investitori.
Il tutto è spiegato dal forte movimento di apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro (e generalmente di tutte le altre valute): da inizio anno infatti il cambio nei confronti della valuta americana è salito da 1,05 fino a superare negli ultimi giorni quota 1,20.
Questa variazione sta ricevendo grande attenzione da parte dei media perché un apprezzamento dell’euro comporta una riduzione del valore degli investimenti in valuta estera detenuti in portafoglio1. Chi ad esempio possedeva ad inizio anno un investimento espresso in dollari, ha subito una perdita dovuta al solo movimento del cambio superiore al 10%.
Al contrario, le variazioni del cambio a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, con l’euro in tendenziale indebolimento nei confronti del dollaro (basti pensare che il cambio è passato da 1,45 nel 2011 fino a sfiorare la parità) hanno invece destato un minore impatto emotivo sugli investitori: questo perché l’indebolimento dell’euro, dovuto principalmente al quantitative easing della Banca Centrale Europea, non ha impattato gli investimenti domestici, che hanno invece guadagnato a causa della maggiore liquidità del mercato. Allo stesso tempo, gli investimenti esteri in dollari (e tra questi sono da considerare anche gli investimenti in paesi emergenti, tendenzialmente scambiati nella valuta americana) hanno acquisito un maggior valore a causa della svalutazione dell’euro.
Ma allora quale deve essere il ruolo delle valute estere all’interno del portafoglio di un investitore?
Partiamo dal primo punto: le valute estere non aumentano la performance del portafoglio nel lungo periodo. Le valute infatti, a differenza di altri investimenti come le azioni e le obbligazioni, non hanno un rendimento atteso positivo nel lungo periodo e quindi offrono un contributo neutrale alla performance. Non è pensabile, infatti, nel confronto tra paesi con simili economie, che una valuta possa apprezzarsi strutturalmente nei confronti di un’altra.
Questo è quello che è successo ad esempio al cambio euro/dollaro dall’introduzione della valuta unica. Se si osserva il grafico 1 l’esempio è chiaro:
Grafico 1: Cambio euro/dollaro dal 2001 ad oggi
C’è stata una prima fase di deciso rafforzamento dell’euro dal 2001 al 2008 a cui è seguita una fase di indebolimento nei confronti della valuta USA dal 2008 ad oggi. Nel complesso però, nel confronto tra le due economie (quella americana e quella europea in aggregato) non esiste un trend di lungo periodo, ma l’andamento, sebbene volatile, è stato sostanzialmente piatto.
Da qui però il secondo punto: l’esposizione alle valute può essere oggetto di scelta tattica per sfruttare trend di mercato di breve/medio periodo, come strumento di diversificazione di portafoglio, al fine di ridurre la volatilità a parità di rendimento. Rimaniamo sempre sull’esempio del cambio euro/dollaro.
Durante la fase più acuta della crisi del 2008 il dollaro ha rappresentato un porto sicuro per gli investitori. Mentre le borse collassavano, infatti, il dollaro si è rafforzato nei confronti dell’euro di oltre il 20%: questo mentre la borsa italiana è arrivata a perdere fino al 60%! Chi possedeva investimenti in dollari durante quel periodo quindi è riuscito a ridurre sensibilmente le perdite del proprio portafoglio.
Generalmente quindi è consigliabile mantenere una porzione del proprio portafoglio allocata in valute estere come il dollaro, considerate dai mercati come valute di riserva (insieme al franco svizzero ad esempio) per poter diversificare significativamente il profilo di rischio/rendimento dei propri investimenti.
Quale quota allocare? Secondo David F. Swensen, uno dei gestori americani di maggiore successo (Chief Investment Officer di Yale University), la regola aurea degli investimenti prevede di allocare circa il 20-25% del proprio portafoglio alle valute estere: una porzione inferiore avrebbe un impatto troppo limitato e quindi un effetto di diversificazione contenuto; esposizioni superiori si configurerebbero come scommesse valutarie e l’effetto sarebbe quello di aumentare la volatilità di portafoglio invece che ridurla. Ricordiamo infatti che, pur non avendo un trend di lungo periodo definito, le valute possono avere anche trend importanti nel breve periodo.
Quando si sceglie una soluzione di investimento occorre quindi considerare se, tra le opzioni disponibili, vi sono anche strumenti che consentano di acquisire un’esposizione parziale a valute estere considerate sicure dai mercati. Darta Easy Selection prevede una gamma di fondi che possono essere selezionati che consentono di calibrare in maniera completamente flessibile anche l’esposizione alle valute estere: un elemento di grande utilità per poter disegnare un portafoglio pienamente in linea con il proprio profilo di rischio e diversificato in maniera efficiente!
1 A meno di posizioni coperte.