Ci sono voluti centinaia di migliaia di anni perché la popolazione mondiale arrivasse a quota 1 miliardo, ma sono bastati due secoli per arrivare a 7 miliardi, grazie soprattutto alla medicina e alla scienza che hanno aumentato l’aspettativa di vita: basti pensare che nel 1990 era di 64 anni, nel 2019 di 73, e chi nascerà nel 2050 potrà aspettarsi di vivere fino a oltre 77 anni di età.
Per i prossimi decenni si prevede un aumento continuo degli abitanti a livello globale. La prima data da segnare in agenda è già dietro l’angolo: intorno al 15 novembre 20221, infatti, si dovrebbe superare la quota degli 8 miliardi, la cifra più alta mai raggiunta dall’umanità.
I numeri: 11 miliardi nel 2100?
Riuscire a tracciare la crescita demografica e la distribuzione della popolazione sulla Terra non è un puro esercizio di stile, ma è necessario per i decisori politici che devono gestire la transizione demografica ed il suo impatto sul fronte sociale, economico, occupazionale, ambientale.
Tuttavia, non è semplice fare delle stime corrette, tanto che gli studiosi non sempre concordano sui numeri. Qualunque previsione, del resto, potrebbe essere smentita da eventi eccezionali (pensiamo solo a quanto accaduto con COVID) che potrebbero invertire la rotta, riducendo l’aumento dell’aspettativa di vita, o provocare un boom demografico.
Uno degli studi più autorevoli in termini di previsioni è quello del Dipartimento per gli affari economici e sociali delle Nazioni Unite2. Secondo l’analisi ONU, il tasso di crescita della popolazione globale ha avuto un rallentamento dagli anni ‘50: la crescita demografica globale annua si è dimezzata, infatti, rispetto al picco del 2,2% raggiunto nel 1963. Ciò non significa che i numeri siano in diminuzione, ma solo che l’aumento è un po’ meno rapido che in passato.
In particolare, secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, si arriverà a quota 8,5 miliardi nel 2030, a 9,7 miliardi nel 2050 e a 10,4 miliardi nel 2080, cifra attorno a cui ci si stabilizzerà, tanto che nel 2100 si arriverà attorno agli 11 miliardi di abitanti.
La crescita prevista è legata a due fattori: la natalità nei Paesi più giovani e le migrazioni in quelli, come i Paesi Europei, dove già oggi l’età media della popolazione è molto elevata e i nuovi nati sono pochi. Più della metà dell’aumento per effetto di nuovi nati, ad esempio, nei prossimi decenni sarà concentrato in otto Paesi: Repubblica Democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania.
Non cambieranno solo i numeri assoluti della popolazione globale, ma anche la composizione della società globale, che tenderà ad essere sempre più vecchia, con un aumento degli over 65 ed una riduzione della fascia 0-14.
Come anticipato, non c’è unanimità su questi numeri. Una ricerca dell’Institute for Health Metrics and Evaluation pubblicata su The Lancet3, basata sull’analisi dei tassi di fertilità, sostiene che in ben 23 Paesi la popolazione si ridurrà di oltre il 50% dal 2017 al 2100, in un “inverno demografico” che porterà a non superare gli 8 miliardi di abitanti nel 2100.
Indipendentemente dai numeri futuri, già nel presente – alla soglia degli 8 miliardi – ci si chiede come conciliare le dinamiche demografiche con modelli sociali, economici e politici che si sono consolidati con numeri ben diversi.
Lo scenario: la transizione demografica e il ruolo del mondo assicurativo
Sono due, in particolare, le criticità legate ai cambiamenti demografici: la sostenibilità della crescita in termini di accesso alle risorse e inquinamento; l’impatto economico e sociale dell’invecchiamento della popolazione.
Sostenibilità della crescita
Il passaggio da 1 miliardo di persone nel 1800 a 8 miliardi negli anni ‘20 del 2000 ha avuto un impatto inevitabile sull’uso delle risorse naturali, dall’acqua al cibo alle fonti energetiche. La difficoltà di accedere a beni primari come l’acqua e gli alimenti rischia di incrementare le disuguaglianze globali, con conseguenti problemi di stabilità politica e possibili conflitti.
C’è poi la questione delle emissioni di anidride carbonica legate all’uso delle fonti fossili per la produzione di energia, all’origine dei cambiamenti climatici. Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa)4, dalla metà del ‘700 a oggi, in appena 250 anni, l’anidride carbonica nell’atmosfera è cresciuta di 140 ppm (parti per milione): da allora, si stima che l’uomo abbia generato 1,5 trilioni di tonnellate di inquinamento da CO2, gran parte del quale continuerà a riscaldare l’atmosfera per migliaia di anni.
Va detto che non è la crescita della popolazione, di per sé, a creare problemi di sostenibilità, quanto gli stili di vita, di consumo e di produzione. Per questo, saranno essenziali la transizione ecologica già intrapresa dall’Europa – che punta alla neutralità climatica entro il 2050 e alla riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 – e l’attenzione alla sostenibilità da parte dell’opinione pubblica.
L’impatto economico e sociale dell’invecchiamento della popolazione
L’OCSE5 ha già evidenziato come la crescita della popolazione anziana rispetto alla popolazione giovane comporti inevitabilmente l’aumento della spesa sociale e privata per sanità e pensioni. Dall’altro lato, l’assenza di ricambio generazionale nel mondo del lavoro provoca un indebolimento della produttività che non permette di sostenere il carico delle politiche di welfare.
L’Unione Europea6, in particolare, guarda con attenzione a tali cambiamenti demografici, perché la popolazione in età lavorativa sta effettivamente diminuendo mentre cresce la necessità di finanziare le spese sociali legate all’invecchiamento.
L’immigrazione proveniente dai Paesi al di fuori dell’Europa può compensare in una certa misura la contrazione naturale della popolazione e della forza lavoro, ma il tema si scontra con visioni politiche diverse tra i vari Paesi. Ciò che si prospetta, dunque, è una sempre minore presenza del welfare state ed un aumento della spesa privata per cura e prevenzione.
Le implicazioni per il mondo assicurativo
In questo scenario, il mondo assicurativo può avere un ruolo fondamentale nell’accompagnare sia le istituzioni pubbliche che i privati nell’affrontare le sfide poste dai cambiamenti demografici. Non a caso, il Global Insurance Report 2022 di Allianz7 ha preso in esame proprio i cambiamenti demografici come uno dei due principali mega-trend per i prossimi decenni, insieme alle questioni climatiche.
Secondo Allianz, “l’andamento demografico sarà uno dei driver principali della crescita nell’ambito delle assicurazioni sulla vita. Ciò vale per i mercati avanzati in cui la protezione dal rischio vita e l’assistenza alla vecchiaia non hanno perso nulla della loro urgenza; in effetti, l’invecchiamento delle società accelererà nei prossimi anni e l’esplosione del debito nazionale richiede maggiori prestazioni individuali piuttosto che minori. Ciò vale anche nei mercati emergenti in cui la natura spesso ancora rudimentale dei sistemi di sicurezza sociale e il progressivo cambiamento sociale e demografico richiedono un’offerta pensionistica più individuale”.
Le soluzioni assicurative possono rappresentare una “terza via” tra un welfare state sempre più ridotto e la spesa privata per salute e pensioni che i singoli cittadini dovranno sostenere. Attraverso la gestione dei risparmi nel corso della vita e soluzioni mirate, infatti, le persone possono costruirsi la propria tutela, a fronte di una rete sociale che deve fare i conti con maggiori spese e minori entrate.
Ma le compagnia avranno anche un altro ruolo importante: come investitori istituzionali, possono favorire la sostenibilità della crescita demografica attraverso gli investimenti ESG, che portano i risparmi privati ad alimentare la transizione ecologica.
1. “Verso gli 8 miliardi: il 15 novembre sarà questo il numero degli abitanti della terra”, 11 luglio 2022, Rainews.it
2. ONU, “2022 Revision of World Population Prospects”, Population.un.org
3. “Fertility, mortality, migration, and population scenarios for 195 countries and territories from 2017 to 2100: a forecasting analysis for the Global Burden of Disease Study” 17 ottobre 2020, thelancet.com
4. “Carbon dioxide now more than 50% higher than pre-industrial levels”, 3 giugno 2022, www.noaa.gov
5. Dougherty, P. de Biase and L. Lorenzoni (2022), “Funding the future: The impact of population ageing on revenues across levels of government”, OECD Working Papers on Fiscal Federalism, No. 39, OECD Publishing
6. Commissione Europea, “L’impatto dei cambiamenti demografici in Europa”, https://ec.europa.eu
7. Allianz Global Insurance Report 2022, www.allianz.com