Recessione o ripresa della produzione economica? Incertezza o stabilità nel panorama geopolitico? Quale sarà l’andamento dei mercati finanziari? Sono domande quasi “rituali”, che emergono spontaneamente nel passaggio dal vecchio al nuovo anno.
Come sempre, si cerca di dare risposte precise attraverso analisi, trend, ricerche basate su dati storici, ma il rischio di essere smentiti dai fatti è forte: la complessità e l’interconnessione delle variabili economiche, politiche, sociali, tecnologiche e ambientali rendono impossibile una lettura semplificata del contesto in cui ci troviamo.
Più utile e più interessante, invece, è individuare i principali temi che, in modo diretto o indiretto, potranno avere impatto sui mercati finanziari e sulle scelte degli operatori del settore.
Indice
Macroeconomia, geopolitica, tecnologia
- Crescita economica o recessione?
- Commercio internazionale: tregua o venti di guerra?
- Hong Kong, Cina e Stati Uniti
- Banche Centrali con le armi spuntate
- Il ruolo centrale della fiscalità
- Le elezioni americane: un anno di attesa
- Il “divorzio” tra Regno Unito ed Europa
- Petrolio e rinnovabili
- Il rischio correlato all’emergenza climatica
- Il cigno nero
Allianz, parola d’ordine: approccio olistico
Macroeconomia, geopolitica, tecnologia
Il 2020 sarà il banco di prova per alcune questioni aperte ormai da qualche anno, come la vicenda Brexit. Anche le nuove scelte in materia di politica economica e l’andamento del commercio globale saranno conseguenze di percorsi iniziati in passato. Tra le maggiori incognite troviamo l’esito delle elezioni negli Stati Uniti, nonché alcuni “focolai” che potrebbero esplodere, come la mai risolta Questione Mediorientale.
Ecco dieci temi da tenere in considerazione nei prossimi mesi.
1. Crescita economica o recessione?
Partiamo dall’aspetto più facilmente misurabile, ovvero la salute dell’economia. Un sistema che cresce è sinonimo di produttività delle aziende, maggiore occupazione, maggiori redditi a disposizione delle famiglie e delle imprese per consumi ed investimenti, maggiore stabilità e redditività sui mercati. Per il 2020, si iniziano a leggere titoli allarmistici che parlano di recessione1. Ma sarà davvero così?
I dati ufficiali parlano in generale di una sostanziale stabilità in Europa e negli Stati Uniti, con un miglioramento dell’occupazione. A livello mondiale, il Fondo monetario internazionale2 ha stimato una crescita del 3,5% per il 2020, contro il 3,2% del 2019. Secondo la Commissione europea3 ci sarà in realtà una crescita dell’1,2% nel 2020 e nel 2021, rispetto a un previsto 1,1% nel 2019, con la disoccupazione che passa dal 7,6% del 2019 al 7,3% nel 2021 per i cambiamenti avvenuti nel mercato del lavoro, con un trasferimento dell’occupazione dall’industria ai servizi.
In Italia, secondo l’Ocse, la crescita del Pil dovrebbe riprendere «molto gradualmente»4 arrivando al 0,4% nel 2020 e allo 0,5% nel 2021 (contro lo 0,2% del 2019). Ma gli occhi sono tutti puntati sulla Germania, che nel 2019 ha registrato un rallentamento che si è riflesso poi sull’economia europea. Secondo il Fondo monetario internazionale, il Paese nel 2020 potrebbe rialzare la testa, con una crescita dell’1,7%.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti5, la Fed prevede un +2% rispetto al +2,2% del 2019, e previsioni migliori per la disoccupazione. Quanto alla recessione, secondo la New York Federal Reserve la probabilità che avvenga e negli Usa è del 10%, percentuale che non dovrebbe preoccupare: storicamente, si è verificata una recessione solo con probabilità superiori al 25%.
Dall’altra parte del mondo, per la Cina6 la previsione è di una crescita del 6,1% del Pil, in rallentamento ma pur sempre molto più elevata di altre economie.
In sintesi, fonti autorevoli disegnano un 2020 non peggiore – ed in alcuni casi migliore – del 2019. Questo non significa che non ci sia il rischio di un rallentamento dell’economia, legato a scelte di politica commerciale e monetaria che possono aiutare o inibire la crescita.
2. Commercio internazionale: tregua o venti di guerra?
Probabilmente il secondo decennio del nuovo millennio sarà ricordato per una brusca frenata della globalizzazione, con la global value chain messa in discussione dal ritorno di fiamma del protezionismo. La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina, che ha toccato anche l’Europa, rappresenta uno dei principali fattori di incertezza per il mondo produttivo, che ha frenato gli investimenti.
Il livello dei dazi medi che i due giganti si applicano a vicenda è salito ormai al 21%: all’inizio del 2018 era al 3,1% per gli Usa e all’8% per la Cina. Non stupisce, quindi, se ad agosto, l’interscambio tra i due Paesi si è contratto del 10% su base annua.
L’Organizzazione mondiale del commercio7 ha tagliato il dato della crescita commerciale per il 2019 all’1,2%, un vero declassamento rispetto all’aumento del 2,6% previsto in aprile, mentre per il 2020 la previsione è del 2,7% contro un precedente 3%. Tuttavia, il 2020 potrebbe essere l’anno della tregua, se non della svolta, grazie al mini-accordo che Stati Uniti e Cina dovrebbero firmare a gennaio e che ha già congelato l’entrata in vigore di dazi americani su 160 miliardi di dollari di prodotti civili prevista per il 15 dicembre scorso8.
Bisognerà vedere se alla “fase uno” seguirà una negoziazione per porre definitivamente fine alla guerra commerciale. Da una parte, le ingenti perdite provocate dall’escalation di dazi dovrebbero portare in questa direzione. Dall’altra, sulla fine delle ostilità pesa la volontà del presidente Donald Trump di usare la questione del riequilibrio tra le due potenze nella campagna elettorale e, se riuscirà a conquistare il secondo mandato, nei prossimi quattro anni.
3. Hong Kong, Cina e Stati Uniti
Fino a qualche anno fa sarebbe stato difficile pensare di ascrivere Hong Kong, uno dei centri più ricchi di tutta l’Asia nonché polo finanziario mondiale, tra le possibili aree di crisi geopolitica. Eppure proprio la ex colonia britannica, che protesta contro la Cina per rivendicare maggiore autonomia e più libertà democratiche, potrebbe essere uno degli hot-spot del 2020. Addirittura, potrebbe impattare sull’evoluzione della guerra commerciale tra Usa e Cina.
A fine novembre, infatti, Trump ha firmato la “Legge sui diritti umani e la democrazia a Hong Kong”, che sancisce la presa di posizione diretta su Hong Kong da parte degli Stati Uniti. Una scelta che non è piaciuta a Pechino che, attraverso uno dei portavoce del Ministero degli Esteri, ha affermato che “gli Stati Uniti devono immediatamente smettere di interferire a Hong Kong e negli affari interni della Cina”.
Il caso Hong Kong potrebbe dunque essere una delle carte a disposizione delle due potenze nell’ambito di un negoziato sulla guerra commerciale, o potrebbe diventare il casus belli per riaprire le tensioni.
4. Banche Centrali con le armi spuntate
Negli ultimi anni, le politiche delle Banche Centrali di Europa e Stati Uniti sono state fondamentali nel dare un supporto all’economia: secondo la Bank for International Settlements, nei primi nove mesi del 2019 sono stati effettuati 38 tagli cumulativi dei tassi a livello mondiale per sostenere gli investimenti. Ce ne saranno ancora? In realtà, partiamo da tassi di interesse estremamente bassi che lasciano ben pochi spazi di manovra.
Inoltre, è sempre più evidente che, da soli, gli stimoli monetari non sono così efficaci per far ripartire l’economia. L’approccio espansivo, infatti, ha gonfiato i prezzi, senza far ripartire adeguatamente la crescita economica. Questo è successo un po’ per ragioni tecniche – servono circa 18 mesi per veder trasferire in maniera integrale gli effetti di una politica monetaria accomodante all’economia reale – e un po’ per fattori esogeni, legati alla complessità dello scenario internazionale. Gli strumenti di politica monetaria sono infatti limitati dalle attuali circostanze, dominate da un alto grado di incertezza politica e da problematiche strutturali. Fondamentale, invece, sarà l’integrazione con la politica fiscale, che è destinata a diventare una delle variabili più importanti nei prossimi anni.
5. Il ruolo centrale della fiscalità
Se le politiche monetarie delle banche centrali hanno cercato in questi anni di accompagnare e stimolare la crescita, in Europa e Stati Uniti le politiche fiscali – orientate più da obiettivi politici di consenso ai governi e dalla necessità di reperire risorse per far quadrare i conti – non sono state strutturate in modo adeguato a fare altrettanto. Siamo così arrivati alla disfunzione fiscale, ovvero l’assenza di una politica fiscale adatta al contesto economico, che potrebbe diventare uno dei principali motivi di volatilità dei mercati.
Il tema è entrato ormai nel dibattito ai più alti livelli istituzionali, in particolare in Europa. La BCE9 ha invitato i governi ad attuare politiche fiscali espansive, in particolare tra chi ha bilanci pubblici in avanzo. Tali stimoli dovrebbero concentrarsi soprattutto sugli investimenti pubblici e sullo sviluppo delle infrastrutture.
Il 2020, quindi, potrebbe essere l’anno del cambiamento di rotta delle politiche fiscali, con almeno due scelte che sono destinate ad accendere l’attenzione dei mercati. Sarà particolarmente interessante, infatti, capire se la Germania deciderà di avviare stimoli fiscali per compensare i minori benefici della politica monetaria, facendo da apripista nell’Unione Europea. Lo stesso dicasi per il taglio delle tasse sui redditi delle classi medie che l’amministrazione Trump pensa di lanciare a inizio anno, con l’obiettivo di spingere la sua corsa verso il secondo mandato alla Casa Bianca.
6. Le elezioni americane: un anno di attesa
Sul fronte politico, il 2020 sarà soprattutto l’anno delle elezioni americane, che peseranno fortemente sui mercati. Indipendentemente dall’esito di novembre, storicamente l’anno elettorale è caratterizzato dal rallentamento dell’economia, perché le aziende rimandano le scelte di investimento, i mercati si mettono in attesa, la stessa amministrazione resta nell’alveo dell’ordinarietà. Nelle ultime cinque elezioni americane, dal 2000 al 2016, l’indice S&P 500 ha avuto andamenti che rispecchiano questa tendenza, in due casi riportando addirittura il segno meno10. Per il 2020, questa fase di attesa potrebbe intrecciarsi con le incertezze della guerra commerciale e con il cortocircuito tra potere esecutivo e potere legislativo, determinando segni negativi in Borsa.
Quanto all’esito delle elezioni, i dati economici dovrebbero essere il miglior biglietto da visita per portare alla riconferma del presidente. In tre anni, dall’8 novembre 2016 all’8 novembre 2019, l’indice S&P 500 ha guadagnato il 44,29%, il Dow Jones il 50,72%, l’indice Nasdaq è volato al 62,9%. Il motore che ha spinto la crescita – che tuttavia sembra avere ormai esaurito il suo effetto traino – è stato soprattutto il taglio delle imposte societarie dal 35% al 21%, partito a gennaio 2018. Ma su Donald Trump pende ora l’ombra dell’impeachment e l’esito delle urne non è scontato: questa situazione di incertezza potrebbe generare volatilità nei mercati.
7. Il “divorzio” tra Regno Unito ed Europa
Sono passati quasi quattro anni dal referendum del 2016 con cui il Regno Unito ha deciso di uscire dall’Unione Europea. Con la vittoria di Boris Johnson alle elezioni ed il sì di Westminster, dal 1° febbraio il Regno Unito non sarà più parte dell’Unione Europea ma entrerà nel novero dei Paesi terzi. Fin qui le certezze. Capire cosa accadrà dopo è invece ancora complesso.
Fino al 31 dicembre 2020, infatti, ci sarà un periodo di transizione durante il quale Londra resterà legata all’Ue, senza però partecipare più alle decisioni. In quei mesi, bisognerà negoziare il nuovo accordo commerciale e di partenariato, senza il quale arriverà la temuta «Brexit dura». Questo genere di accordi, in genere, richiede anni di lavoro: si riuscirà ad arrivare ad una conclusione in pochi mesi? Certo, sarebbe possibile prorogare la transizione di due anni, ma la decisione andrebbe presa già a giugno, e Johnson non ha intenzione di chiedere rinvii. La sensazione, dunque, è che la vicenda Brexit sia destinata a creare fibrillazioni ancora per un po’ di tempo.
8. Petrolio e rinnovabili
La ridotta domanda a livello mondiale e la guerra commerciale tra Usa e Cina hanno contribuito a mantenere il prezzo del petrolio fra i 50 e i 70 dollari al barile, dando continuità ad un periodo di stabilità iniziato nel 2015, sorprendentemente lungo per una materia prima condizionata dalle tensioni geopolitiche11.
Per il 2020, alcune dinamiche potrebbero interrompere questa calma straordinaria. Se il mini-deal tra Cina ed Usa funzionerà, la domanda di petrolio potrebbe crescere, spingendo i prezzi al rialzo. Ma potrebbe anche aggravarsi lo scenario geopolitico mediorientale. Solo a settembre, ad esempio, i raid di Yemen e Iran hanno distrutto alcuni impianti petroliferi dell’Arabia Saudita, compromettendo le forniture di petrolio.
Per affrancarsi dalla dipendenza dal petrolio, aziende ed investitori sono sempre più attratti dalle energie rinnovabili, ma c’è ancora un ampio divario tra la capacità di offrire soluzioni che non contemplino l’impiego di combustibili fossili e l’attuale business model globale.
Le tensioni tra Turchia e Siria, i disordini in Iraq (secondo produttore di greggio nell’Opec), ma anche le violente proteste che stanno scuotendo l’America Latina – che ha ridotto a sua volta la produzione petrolifera – sono tutti fattori che potrebbero generare delle scosse sui prezzi del petrolio, con reazioni nervose dei mercati.
9. Il rischio correlato all’emergenza climatica
La questione climatica entra con forza nelle variabili da considerare per valutare le prospettive di stabilità economica, sociale e politica. Eventi meteorologici estremi stanno diventando sempre più frequenti e sono capaci di mettere in ginocchio interi sistemi produttivi, aprendo crisi anche in contesti inaspettati, come è accaduto con gli incendi in California12.
Le catastrofi ambientali impattano sul sistema finanziario, perché generano dei rischi fisici, accrescendo la vulnerabilità di chi subisce l’evento e di tutto il contesto ad esso legato (indotto, credito, investitori). Basti pensare che si stima che le attività finanziarie esposte ai rischi fisici siano collocabili in un intervallo compreso tra i 2.500 e i 24.200 miliardi di dollari.
Il fallimento della Cop25 che, dopo due settimane di negoziati, si è conclusa con la constatazione del “bisogno urgente” di agire, senza arrivare ad un accordo su alcuni punti essenziali per rispondere all’emergenza climatica, la dice lunga sul fatto che non ci sia una prospettiva globale di prevenzione. Ciò vuol dire che ci si troverà con sempre maggiore frequenza ad affrontare le calamità – e le loro conseguenze – in ottica di emergenzialità.
10. Il cigno nero
Non dobbiamo mai dimenticare che tutto quello che abbiamo detto fino ad ora potrebbe essere completamente stravolto da qualcosa di assolutamente inatteso, un evento raro dagli effetti inestimabili. Si tratta di quello che il matematico e filosofo Nassim Nicholas Taleb ha ribattezzato la “teoria del cigno nero”, metafora che descrive un evento non previsto, che ha effetti rilevanti e che a posteriori viene razionalizzato inappropriatamente e giudicato prevedibile. Il “cigno nero” è un evento di impatto tale da poter cambiare la storia, molto raro, che esula normalmente dal campo storico, scientifico, finanziario e tecnologico, di cui è impossibile calcolare la probabilità.
Allianz, parola d’ordine: approccio olistico
In sintesi, il 2020 sarà probabilmente caratterizzato da una crescita globale modesta ma costante, su cui pende l’ombra delle politiche monetarie e fiscali e delle catastrofi ambientali. Sarà anche un anno dominato dalle incertezze dei negoziati tra Usa e Cina e tra Regno Unito ed Europa, dalla possibile crescita dei prezzi delle materie prime a causa di crisi internazionali e dall’attesa per le elezioni americane. Sono diversi gli hot-spot che potrebbero creare fibrillazione nei mercati. Come devono comportarsi gli investitori?
In uno scenario così complesso e difficile da decifrare, diventa innanzitutto fondamentale la capacità di chi gestisce gli investimenti di leggere il presente ed il futuro, scegliendo il partner che ha le competenze e le capacità per farlo. Ciò consente di poter gestire il rischio piuttosto che cercare di evitarlo, attivando gli strumenti disponibili per diversificare gli investimenti e ponderare le scelte in base al profilo dell’interessato.
In ogni scelta, secondo gli analisti di Allianz, è opportuno che gli investitori adottino un approccio profondo ed olistico, che rifletta anche le proprie convinzioni personali. Ad esempio, integrare criteri ESG (ambientali, sociale e di governance) e strategie tematiche consente agli investitori di allineare i portafogli alle proprie convinzioni, nella consapevolezza di “come importanti cambiamenti a lungo termine, innescati dall’innovazione o dalla regolamentazione, possano creare opportunità di investimento”.
1. https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/economia-globale-lanno-della-recessione-24636; https://www.corriere.it/economia/finanza/cards/2020-sara-anno-bassa-crescita-tre-eventi-che-potrebbero-sconvolgere-previsioni-economia/previsioni-ocse_principale.shtml
2. https://www.ilsole24ore.com/art/allarme-fmi-ripresa-precaria-2020-l-italia-crescita-01percento-AC6EuPa
3. https://www.ilsole24ore.com/art/la-commissione-ue-taglia-stime-crescita-2020-italia-solo-04percento-ACJkzKx
4. https://www.ilsole24ore.com/art/l-ocse-alza-stime-crescita-l-italia-il-2019-ma-debito-cresce-ACVlTS0
5. http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Fed-tassi-di-interesse-inflazione-pil-inflazione-Jerome-Powell-Federal-Reserve-bfe64ab2-0441-4e19-a5c1-3c37846bfc00.html
6. http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/notiziario_xinhua/2019/11/30/crescita-della-cina-prevista-al-61-nel-2020-2_3e284621-426a-4176-b315-f93ba97db0ac.html
7. http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-86d82b29-82aa-4eb5-b2b1-cb6ae4d78f84.html
8. http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2019/12/13/via-libera-di-trump-a-un-accordo-con-la-cina-no-a-nuovi-dazi-_64df5770-17e0-4363-aefd-f658674df087.html
9. https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/economy-finance/2020_dbp_it_it.pdf
10. https://www.ilsole24ore.com/art/wall-street-record-tre-anni-trump-2020-rallentera-ecco-perche-ACqvW6x
11. https://www.clal.it/mini_index.php?section=petrolio
12. https://www.ilmessaggero.it/video/mondo/california_incendi_fiamme_allarme_rosso_ultime_notizie_oggi-4830814.html